Castellum ad Lacum Fucinum

Testo

” Uno atque eo facili proelio caesi ad Antium hostes, victor exercitus depopulatus volscum agrum, Castellum ad Lacum Fucinum vi expugnatum, atque in eo tria millia hominum capta, caeteris volscis intra moenia compulsis, nec defendentibus agros “. (Livio I, IV, 57, 7).

Interpretazioni:

1) Domenico De Santis: << Antino Municipio dei Marsi ” pag. 9: ” Il Castello era nella Valle Roveto, forse Civitella Roveto, nel fondo della valle; detta Civitella per distinguerla da Civita D’Antino più grande e più fortificata “,

2) Andrea Di Pietro : ” Agglomeramento dei paesi della Marsica “, vol. Il, pag. 309. ” Il Castello è Angizia, distrutta da Publio Cornelio nel 347 di ritorno dalla guerra contro i Volsci “.

3) Loreto Orlandi: ” I Marsi e l’origine di Avezzano ” pag. 170. ” Gli Antinati, di origine Volsca, vengono a far parte degli antichi Marsi solo nel 348 a.C. “. Pag. 171: ” Non è sicura poi l’ a6crmazione che il “Castellum ad Lacum Fucinum” (Livio I, IV c, 57), assediato ed espugnato dai Romani nel 408 a.C. in guerra con i Volsci, sia Antino .

(A questo punto precisiamo che la data del 408 non va riferita alla nascita di Cristo, ma alla fondazione di Roma). Taluni pongono il Castellum ad Lacum Fucinum nell’attuale Civitella Roveto, altri in Antino. In ogni modo i due oppiai al tempo della guerra volsco-romana (347 di Roma) erano dei Volsci “. (Anche qui notiamo l’errore nel riferire la datazione). Nella stessa pagina. ” L’agro antinate da quello Lucense è diviso da altissimi monti (Monte Romanella m. 1800 sul mare) che nell’inverno per i rigori della stagione e per l’altissima neve sono di pericoloso transito “.

4) Federico Terra, op. cit. pag. 107: ” Gli abitanti di Antina, valorosi come gli altri marsicani, furono nondimeno (alleati o non dei Volsci) pure battuti dal Console Cn. Cornelio e la città espugnata in quell’anno 346 di Roma “.

5) Sull’epigrafe più antica di Civita D’Antino:

PACUI PACUIES MEDIS
VESUNE DUNOM DET
PA. VI. PACUIES MEDIS

Svetaieff: ” Titolo Marso “.
Mommsen: ” Titolo volsco “.

Giacomo Devoto: ” Gli antichi italici tra il Fucino e il Sangro ” in ABRUZZO, anno IX, n. 2, gennaio-agosto 1971. ” L’iscrizione qui trovata nella vecchia Antino e spesso de6nita iscrizione marsa, in realtà è una iscrizione volsca proprio perché è contraddistinta da questo segnale tecnico: il prenome seguito da prenome e gentilizio del padre. I Marsi sono gli ultimi del movimento a cui hanno appartenuto Equi e Ernici, mentre sono anteriori alla venuta e all’attraversamento del territorio da parte dei Volsci “.

Da tutte queste testimonianze contraddittorie cerchiamo di in individuare il luogo di questo ” Castellum “, il più vicino alla realtà. al tempo che scrivevano gli autori accennati, nemmeno lontanamente si pensava alla esistenza del centro italico di Amplero pur sospettabile dalla denominazione popolare: Pietre Scritte; né tanto meno si pensava alla esistenza del Vico Supino di cui si conosceva l’epigrafe esaminata.
Di qui certe affermazione che che oggi non reggono più. Con gli attuali scavi nella Giostra e più ancora dallo studio fatto sull’antica città sepolta in Valle Castagna, il passo di Tito l.ivio acquista una luce nuova e permette di localizzare il ” Castellum ad Lacum Fucinum “.
La descrizione degli eventi bellici in Livio è abbastanza chiara: ” In un solo quanto facile combattimento furono sconfitti i nemici presso Anzio, (quindi) l’esercito vincitore devastò il territorio dei Volsci, espugnò con forza un Castello presso il Lago Fucino cd ivi furono fatti prigionieri tremila uomini, essendo gli altri Volsci respinti tra le loro fortezze senza difendere i campi “. La guerra di cui si parla fu quella che scoppiò all’indomani della discesa dei Galli in Italia, intorno al 400 a.C.; Rom;i ne usci umiliata e fu quella l’occasione che spinse alcuni popoli della Lega Latina a rivendicare la propria autonomia. Roma reagi energicamente con un esercito comandato da Furio Camillo, di nuovo dittatore. In tale occasione i Sanniti e quindi i Marsi rimasero alleati con Roma. (cfr. Giannelli-Mazzarino: Trattato di storia romana; I, 187).
Tra i popoli distaccatisi dalla Lega Latina i più pericolosi erano i Volsci che per quanto ci riguarda, confinavano con i Marsi lungo tutt;i la Valle Roveto, compresa Civita D’Antino.
Di origine volsca la dice l’Orlandi, op. cit. pagg. 170-174. Volsca la suppone il Mommsen per l’epigrafe a Pacio.
Decisamente volsca la dice il Devoto esaminando la scrittura dell’epigrafe stessa.

Tutti gli autori accennati sono concordi nell’ affermare che ‘ Civita D’Antino sia entrata a far parte del territorio marso dopo gli avvenimenti narrati da T. Livio.
Ora riflettiamo su questi: l’esercito romano vince ad Anzio, devasta tutto il territorio volsco, disperde ed annienta i nemici e li insegue lino al ” Castellum ad Lacum Fucinum ” dove si erano diretti in fuga.
Dove poté esscre questo Castello? Qui entriamo nel vivo del problema. L’Orlandi giustamente fa osservare che; ” l’agro antinate e quello lucense è diviso da altissimi monti (Monte Romanella 1800 m. sul mare) che nell’inverno per i rigori della stagione e per l’altissima neve sono di pericoloso transito “. Ma anche d’estate, aggiungiamo noi, è scomodissimo e lunghissimo raggiungere Luco da Civita D’Antino; specie poi sotto l’incalzare del nemico. Al contrario, nella narrazione di Livio troviamo i Volsci più comodamente rifugiarsi nel ” Castellum ” ed aspettare ivi gli immediati eventi.
Se fosse stato Angizia lo storico l’avrebbe detto esplicitamente perché in effetti questo centro abitato era famosissimo e ai Marsi e ai Peligni e ai Sabini e ai Romani. Come avrebbe “Livio che non erra” indicato con un indeterminato “Castellum” Angizia, nota a storici ben meno ferrati di lui?
Angizia lambiva il lago, perciò anche a volerla indicare con nome ” Castellum “, lo storico non avrebbe usata la preposizione AD, ma IN come quando parla di Alba ” in aequos ” perché realmente Alba confinava immediatamente con gli Equi. Diversamente la preposizione AD indica maggiore distanza. Un riscontro lampante l’abbiamo in Plinio: ” Alba ad fucinum lacum “.
Ora se Alba dista dal lago circa cinque chilometri, la stessa distanza, approssimativamente, dovremo ritrovare nel liviano: ” Castellum ad Lacum Fucinum “.

Ed ecco che ci siamo precisamente a Supino, a circa cinque chilometri dal Fucino, più vicina a Civita D’Antino che Angizia, più facilmente raggiungibile per il vallone di Canale.

A ricordare questo Castello ben fortificato e protetto, ancora oggi sussiste l’antico nome che lo ha tramandato nella sua forma esteriore: Le Torricelle. A Supino, dunque, si rifugiarono i Volsci e qui furono definitivamente debellati dall’esercito romano guidata da Furio Camillo. Lo scontro dovette essere tremendo, pari all’ultima speranza dei Volsci di sopravvivere come popolo autonomo, pari alla estrema decisione dei romani di abbattere e annientare una volta per sempre un nemico pericoloso. La violenza della battaglia appare chiara dalla descrizione li Viana; gli eventi avvenuti nell’agro di Anzio o e per tutto il territorio Volsco furono scaramucce; a Supino ” vi expugnatum ” si decise ancora una volta il destino di Roma: o accetare i popoli della Lega latina nella loro entità autonoma o imporre su tutti la propria supremazia. I Volsci si trovarono a combattere su due fronti; da una parte contro i Supinati alleati di Roma e insofferenti della occupazione della loro città, dall’altra parte contro i romani che li incalzavano prepotentemente. Vinse Roma, vinse Supino, ma la città rimase rasa al suolo, o meglio distrutta da un immenso incendio che unì le abitazioni in un unico rogo, in un’unica torcia. E’ segno rivelatore il fatto che dovunque nella vasta zona i potenti mezzi meccanici affondano più del solito, riportano in superficie terra bruciata, laterizi carbonizzati, stratificazioni di cenere. Sulle rovine di Supino marso-sannita sorse poi la Supino imperiale, ma anche questa subi la stessa sorte da una catastrofica alluvione che tutto seppelli sotto una spessa coltre di terreno sceso a valle dai monti circostanti.

(Testi tratti dal libro “Trasacco prima di Roma”)
(Testi a cura di Don Evaristo Evangelini)

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