Chiesa del Soccorso

La fine del 1500 fu triste per tutta l’Italia per il flagello della peste.
Le città più colpite furono Roma e Milano dove si prodigarono rispettivamente San Filippo Neri e San Carlo Borromeo. I trasaccani ricorsero all’intercessione della Madonna e Le edificarono una Cappellina in camagna come auspicio che il male si tenesse lontano dall’abitato. Tale Cappellina sorse naturalmente lungo la via per Avezzano cioè da quella parte da dove più facilmente poteva pervenire il contagio. Intitolarono la chiesetta alla Madonna del Soccorso cosi come fecero nello stesso periodo le popolazioni: di Taglacozzo e dell’Aquila. Già da allora, dentro la nostra Cappellina ci dovettero essere dei segni di devozione a San Filippo,.e a San Carlo, almeno immediatamente dopo la loro glorificazione.

Passata la bufera senza rilevanti danni, un pò: come segno di riconoscenza e ün po’ per motivi che verranno, esposti, si pensò a trasformare la Cappellina in vera chièsa. Il Titolo comunque rimase e lo troviamo testimoniato in un estratto dei Decreti emanati dal Vescovo Muzio Colonna nella Visita Pastorale fetta nel luglio del 1632. Forse la certezza che la peste si fosse allontanata per sempre fece affievolire il primitivo Titolo e subentrò contemporaneamente il secondo, originato dal nome della località: Macerola.

L’Università e i Cittadini di Trasacco dovettero rimanere molto male di fronte alle manovre poco sincere dei preti della Collegiata di S.Cesidio e di più di fronte alla decisione del Vescovo Ascanio di aggregare la chiesa di Santa Maria di Macerola alla chiesa principale. Sapevano per esperienza come si sarebbe messa la situazione. Già nella predetta Sacra Visita del 1637, Andrea Di Spera, uno dei Massari (Sindaci) doveva deporre: “Io in questa Terra conosco esercitare benissimo il debito loro circa la somministrazione de Sacramenti Don Domenico De Lucido, Don Giovanni Battista Oddi e Don Virgilio Petrei, ma il restante delli Preti se la passano mediocremente?
Conosciamo certi Testamenti di preti che disinvoltamente lasciavano al Vescovo botti di vino, “scoppiette” da difesa e da caccia e tutto il proprio arsenale… Si morzarono dunque i precedenti entusiasmi e venne meno la generosità della popolazione. Non, conosciamo che da allora si mettesse altra pietra in chi sa e negli 0difici adiacenti.

Per di più si verificò proprio in quel periodo una serie di calamità davvero sconvolgenti. Trasacco era uscita indenne dalle varie ondate di peste alla fine del 1500 e all’inizio del 1600, ma il pericolo era alle porte; nel 1647 si verificò una grave inondazione del Fucino che sconvolse tutta la piana coltivata (rimase diroccata la chiesa di S.Antonio Abbate di Luco; (cfr.Di Pietro: Agglomeramento dei Paesi della Marsica,pag.247), ma il più grande flagello fu la peste del 1656 che fece nella Marsica circa 3.000 vittime (cfr. Di Pietro:Catalogo dei Vescovi dei Marsi, pag.186)

Sarà stata la serie ininterrotta delle calamità pubbliche ricordate e di cui non si prevedeva la fine che avrà spinto la pietà popolare a rivolgersi alla Madre di Dio, ad invocarla col primitivo Titolo di “Madonna del Soccorso” ed a sostituire definitivamente con questo Titolo quello di Maria SS. di Macerola tanto lontano dagli interessi quotidiani. La denominazione, già nota alla popolazione, entra nei processi civili, successivamente entra negli Atti Ufficiali ecclesiastici accoppiata al precedente Titolo e infine rimane la sola.
Facciamo parlare i Documenti. Il primo che ci si presenta è una breve quanto preziosa raccolta di “Ordini del giorno” esposti in Sacrestia per la celebrazione delle Messe? Vanno dal l667 al 1670.

Vi si dice ripetutamente:”In Hcclesia Sanctae Mariae De Succurso celebrabunt infrascripti quolibet die sabati in mensibus”: nella chiesa di Santa Maria del Soccorso celebreranno gli infrascritti (sacerdoti) nel giorno di sabato per tutti i mesi. Nel Registro delle Messe che va dal 1681 al 1685 troviamo annotato in seconda pagina: Sabato 18 ottobre l’Abbate celebrà alla Madonna di Macerola”, ma poi in tutti i sabati successivi viene sempre scritto:
“Alla Madonna del Soccorso”.

Nelle Relazioni delle Visite Pastorali predomina la dicitura: “Santa Maria di Macerola”. Cosi in quella del 1690: “In ecclesia Sanctae Mariae de Macerola indiget reparatione Iconis sicuti etiam tecti nec murarum; fieeit per Proc. Ecclesioe Collegiatae cui est unita intra trimestre proximum, quo elapso, nunc pro tunc celebrari prohibuit in unieo altari existenti”: “Nella Chiesa di Santa Maria di Macerola bisogna riparare L’Icone, il tetto e le mura a cura del Procuratore della Collegiata alla quale è unita, dentro un trîmestre, trascorso il quale ora per allora proibì di celebrare la Messa nell’unico altare esistente” .
ln quella fatta dal Vescovo Corradini nel 1698, 18 aprile, leggiamo: “Ugualmente l’Xll.mo Signore visitò Ia Chiesa di Santa Maria di Macerola fuori l’abitato e la Messa fino a quando trovò ivi un solo altare provvisto.
Proibi di celebrarvi non fosse completato il lavacro e vi ci fosse applicata la chiave come d’uso.

Ogni sabato è solito celebrarvi la Messa e si ufficiano quattro Anniversari a cura del Capitolo,come viene riferito, e soddisfatti dal Procuratore.
Vide le fabbriche adiacenti custodite dall’eremita. Le sorti della chiesa della Madonna del Soccorso vanno di pari passo con le condizioni sociali della cittadina di Trasacco. Purtroppo il 1800 inizia e si trascina tra una serie interrotta di epidemie che a conoscerle hanno fatto mettere le mani ai capelli. Il popolo non si era ancora ripreso dalle conseguenze della Peste del 1656 e delle epidemie successive, quando arriva, come uccello rapace, la prima ondata del VAIOLO che fa piazza pulita di tutti i bambini.
Scoppia il 20 Giugno e termina il 16 Agosto del 1802. In due mesi vengono registrati come morti di vaiolo ben 30 bambini; e non è che col 16 Agosto tutto finisce; anche se non riéntranti nell’elenco dei colpiti, i bambini continuano a morire inesorabilmente.

Cessato il Vaiolo, arriva il Morbillo.
Annota lo scrivano (il Canonico Curato Luigi Norisi) accanto all’Atto di morte: “…mori colle fiamme o sia morbillo.”
Anche qui tra il 20 Luglio e il 29 settembre 1810 morirono ben 24 tra fanciulli e giovinetti. Una breve sosta ed ecco di nuovo il VAIOLOl si rimanifesta il 14 marzo del 1821 e termina a Novembre dell’anno successivo. Muoiono 35 fanciulli. Lo scrivano (l’abbate Paolo Petrei) sottolinea le pochissime eccezioni alla morte dei bambini annotando a fianco: ADULTO, quasi a voler dire che la morte dei bambini, era ün fatto normale e quella degli adulti una rarità.

In questo stato di cose non si poteva aspettare un interesse particolare per le chiese. Anche la Collegiata di San Cesidio, dopo lo splendido periodo precedente, risente di una certa trascuratezza. Maggiormente ne risente la nostra Chiesa del Soccorso. Specialmente dopo la morte dell’ultimo eremita (1820) ci si limita ad una superficiale manutenzione, ad interventi di pura necessità e a svolgerci le Officiature abituali fino a quando cesseranno anche queste e la chiesa si trasformerà in un magazzino. Il quadro della situazione scaturisce dai seguenti “appunti” rintracciati su vari fogli volanti della Biblioteca Parzocchiale:
“Io qui sottoscritto dichiaro
di aver ricevuto dalle mani del Sîgnor Proposto Petrei la somma di Docati dieci quali sono per aver ripulito ed accordato l’Organo dell’Insigne Collegiata, come avere accomodato l’Organo della Madonna del Soccorso, ed averci rimesse alcune canne nove. In fede…Trasacco, li 8 luglio 1835.
Luigi Catarinozzi Organaro”.

Nel 1865 si andava alla ricerca di un sito da trasformare in Cimitero Comunale e giustamente le Autorità Civili posero l’occhio sul terreno adiacente la Chiesa del Soccorso. “il posto era abbastanza fuori l’abitato allora e poi la Chiesa poteva servire come Cappella mortuaria. Il male era che non tenevano conto dei diritti ecclesiastici. L’Abbate si preoccupa. Prima cerca di trattare bonariamente col Sindaco,poi di fronte al fatto compiuto ricorre alle vie legali. La causa va avanti e chi ci rimette è lo stabile della Chiesa del Soccorso.

E’ proprio il caso di: ripetere che gli asini litigano e le seste si sfasciano. Infatti nello “Stata descritto dalla Parrocchia di Trasacco” del 1886 leggiamo in terza colonna: “la proprietà è in vari modi usurpata, oggetti ritenuti ingiustamente come Calderone, Manierone, conche di rame ecc. che si trovavano nella Cantina ora incamerata, suolo abusivamente occupato, porte e finestre pure aperte con abuso. Non più si pagano i Canoni che il Governo ha rispettato, rimasti a beneficio dell’Ente formanti parte della sua rendita e di quella della Chiesa Rurale del Soccorso… Terminato il Collegio dei Canonici non si soddisfa più nè al Coro nè alla Conventuale. Il Di Genova non risiede e percepisce l’assegno dandone parte a Fosca.”

E in quarta colonna:”Madonna del Soccorso”. Nella fabbrica sta bene, esigge riparazione ai tetti che sono di ottima costruzione, a ciò sono da procurarsi travi di molta grossezza.Altra riparazione esigge nella Sacrestia,la cui volta è lesionata,cane anche nel mattonato dell’unica nave che è rotto o scavato. L’Altare di S. Martino, della Prepositura che tiene il Sacerdote Venditti di Luco sta interdetto e abbandonato; il detto Venditti dovrebbe curarlo e farvi celebrare almeno la Messa agli 11 Dicembre. Il Camposanto accosto è suolo della Chiesa stessa, occupato abusivamente. Il colono Cardarelli si fece riconoscere proprietario col compenso di R. 100. I Canoni non si pagano e la Messa del sabato non più si celebra.”

Il progetto da parte del Comune di “ampliare l’edificio annesso alla Chiesa per una migliore, decorosa destinazione conforme ai desideri e ai bisogni del paese” sottointendeva dunque la volontà di ricavarci un conventino per stabile dimora dei PP. Cappuccini. Una idea già accarezzata nel lontano 1652 e andata a monte per motivi a suo luogo esposti. Ora il Comune (non più UNIVERSITA’) ci riprova e pare che, dopo i primi ostacoli, tutto debba correre liscio. Le condizioni sono diverse: l’Abbate è anzianotto: è rimasto solo o quasi (Don Ercolano conduce una vita piuttosto privata), perciò anche lui vede di buon occhio la veduta dei Frati, non tanto per convinzione, quanto piuttosto per non urtarsi con la popolazione. Na per realizzare il Conventina in luogo più adatto, cioè nella parte più assolata,bisognava chiudere un finestrone della Chiesa,nella parte Sud1e qui nasce l’intoppo. La Curia Vescovile non ne vuol sapere non volendo disturbare la linea architettonica della Chiesa; L’Abbate appronta una lettera che non sappiamo sia stata mai spedita e quale esito abbia mai avuto. Nel 1993 fu restaurato il portale in pietra con frontone a timpano triangolare affiancato da quattro lesene arricchite da due nicchie con statue di Angelo alato e di Madonna in preghiera. Di fonte alla chiesa è stato realizzato un piazzale intitolato al vescovo missionario in Colombia di origine trasaccana Mons. Eusebio Settimio Mari.

(Testi tratti dal libro “Trasacco e la Chiesa del soccorso”)
(Testi a cura di Don Evaristo Evangelini)

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