Confronto linguistico tra la I e II epigrafe

Epigrafe N. II

Lettera S
Non si notano differenze sostanziali nei due testi; la struttura è a zig-zag come nel classico alfabeto marso.

Lettera T
Pur nella loro andatura indecisa le due linee una è verticale e l’altra è orizzontale.

Lettera A Non c’è differenza nella forma evidentemente arcaica; incisione abbastanza precisa.

Lettera I
Non si notano differenze

Lettera E
Di classica forma marsa la prima in corsivo; quasi normale la seconda.

Lettera D
Incantata da destra a sinistra la prima, raddrizzata la seconda. Tutte e due di forma lunga e stretta.

Lettera V
Forma primitiva con linea sinistra più aperta della destra e più lunga e le linee che si congiungono in basso.

Lettera L
Forma arcaica con una linea verticale e un’altra che ritorna verso l’alto; le due linee sono unite.

Lettera C
Due volte ritorna e sempre con curva tondeggiante.

Lettera U
Come per la V

Lettera R
Di sicuro alfabeto marso con la parte destra ricurva all’insù.

Lettera M Aperta, ma non troppo.

Epigrafe N. I

Lettera S

Lettera T
Struttura molto più rozza e con la linea superiore con una incli- nazione dal basso in alto.

Lettera A
Incisione assai incerta e rudimentale.

Lettera I
Non si notano differenze.

Lettera E
Non si rinviene nel testo; al suo posto ci sono due I in ben quattro parole

Lettera D
Ricorre una sola volta e appare molto panciuta, forse per il maggiore spazio a disposizione.

Lettera V
Le due linee convergenti non si uniscono in basso, ma rimangono notevolmente separate.

Lettera L
Le due linee hanno la stessa movenza, però restano abbastanza separate.

Lettera C
Anche qui ritorna due volte, ma con curva ovale molto marcata.

lettera U
Come per la V

Lettera R
Una tra le lettere più differenti; oltre che la parte destra è costituita da un semplice segno, le due linee rimangono staccate e quella a destra si ferma a metà strada.

Lettera M
Decisamente sguaiata.

Anche qui le non lievi differenze che passano tra le due epigra6 ci portano alla conclusione che la N. 1 è di gran lunga più antica della N. 2. Se la N. 2 viene riportata al V o al IV secolo a.C., la N. 1 si dovrà riportare ad almeno due secoli più indietro.
Ciò scaturisce pure da elementi grammaticali insiti nei due secoli più indietro Nella iscrizione al Dio Fucino in cinque righi si rintracciano ben quattro casi latini; cosi pare:

il genitivo di STAIEDI e di SALVIEDI il nominativo di PACIO(S) il dativo di FOUCNO l’accusativo di ARAM

Si riscontra dunque una scrittura tipicamente marsa con casi tipicamente latini. Al contrario nella dedica ad Ercole saltano fuori due casi greci;

il dativo di HIIRCLOI l’accusativo di DONON (1)

Nelle N. 2 non si vede il motivo di aggiungere, come fa il Mommsen, un OS dopo STAIEDI e SALVIEDI; questa forma è già aggettivata con significato di provenienza per cui sta bene come sta; è la stessa cosa dire che uno è romano o di Roma. Le due lettere PO PACIO (non PE) sembra abbiano una strettissima relazione con PACUIES MEDIS dell’epigrafe di cui parleremo, perciò il senso completo dovrebbe essere:

Stazio di Stazio Vibio di Salvio e il POntefice Pacio dedicarono l’ara al Fucino

Arrivati a questo punto dopo un cammino a ritroso, è necessario riesaminare le tappe raggiunte e prendere coraggio per l’ultima fatica da compiere; è la più difficile e impervia perché piena di incognite e perché ci obbliga a tuffarsi in un’epoca dove solo un pizzico di fantasia unita a buon senso può indirizzarci per la via giusta. Abbiamo esaminato a sufficienza i motivi che ci convincono di localizzare Supino, oggetto della epigrafe N. 5, nelle adiacenze di Valle Castagna; come ci si è sforzati di ricostruire l’ambiente degli antichi Marsi, oggetto della epigrafe N. 2, molto tempo prima delle guerre sannitiche. A quanto detto va data un’altra pennellata accennando ad uno dei tanti contatti che i Marsi ebbero con genti straniere. Umbri ed Etruschi nelle loro ” primavere sacre ” sciamavano alla conquista di terre nuove. Dirigendosi verso il Sud dell’Italia, transitarono per i nostri monti dove già una popolazione indigena abitava in numerosi Castelli. Questa popolazione, di civiltà latina ma non ancora romana aveva raggiunto una propria perfetta organizzazione incentrata nel magistrato annuo, il MEDDIX TUTICUS con poteri civili e religiosi. Ad uno di questi si riferisce l’epigrafe seguente, già accennata, rinvenuta a Civita d’Antino e fatta eseguire dal condottiero Caio Comino, fondatore di Comino nella valle omonima, in riconoscenza della gentile accoglienza fatta alla sua centuria:

PA.VI. PACUIES MEDIS VESUNE. DUNOM DED C. S. CUMNIOS CETUR.

Questo dovrebbe essere il significato:

A Pacuo Vibio di Pacuo meddix di Vesona offre Caio Comino centurione.

Per noi trasaccani l’epigrafe è interessantissima sotto molti -punti di vita. A parte qualche differenza accidentale, si nota tra essa e quella al dio Fucino una analogia letteraria impressionante che evita di fare riscontri sia per quanto riguarda i dittonghi, sia per le singole lettere. Ma c’è di più. Ritorna in ambedue il nome personale Pacio (Pacuo); in una indicato quale suprema autorità civile: MEDDIX, nell’altra quale suprema autorità religiosa: PONTIFEX. Ora se tale era Pacio in Antino, altrettanto lo era Stazio in Supino e Vibio di Salvio in un terzo Castello ignoto. (Forse Archippe dove è stata scoperta recentemente una epigrafe della famiglia dei Salvi).
Cosi tutti e tre in qualità di Pontefici, massima autorità religiosa, concorsero ad erigere l’ara al dio Fucino. Gli Umbri, gli Etruschi, dunque, nell’attraversare i nostri monti per raggiungere la Campania, prima che Roma fosse Roma, trovarono insediata una popolazione autonoma e organizzata, con una civiltà tutta ancora da scoprire, ma che non esclude un rapporto con quella greca. La epigrafe al dio Ercole ne è la più antica e chiara testimonianza e si spera che studiosi più quotati facciano maggior luce di quanto ha potuto il nostro appassionato impegno.

Note
(1) E di piü, una sincope; IIIIRCLOI che secondo il Pisani (Testi latini arcaici e volgari (pag.54) è importata tra il VI e III secolo a.C, nel mondo latino dal mondo greco.

(Testi tratti dal libro “Trasacco prima di Roma”)
(Testi a cura di Don Evaristo Evangelini)

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