Episodi Rivelazione di dove fu sepolto il corpo di San Cesidio

(Cfr. Rog. I, pag. 177)

Il racconto anche se non si riferisce direttamente al Braccio di S. Cesidio, tuttavia e interessante per il fenomeno dell” Odor di Paradiso”.
….. “Il desiderio grande che V.S. dimostra in rinvenire le prodigiose gesta del suo glorioso Taumaturgo (cosi lo chiamo pel continuo miracolo dell’odorosa fragranza del suo santo Braccio) S. Cesidio, mi spinge a dargli quella sola notizia che ritrovo registrata nel 6 tomo del nostro Leggendario Francescano al giorno 29 Novembre in cui fra gli altri si tratta della vita del Venerabile servo di Dio Fra Salvatore di Villa Magna.
Queste sono le parole: Nel capitolo dei PP. Conventuali celebrato nel 1634 nel Convento di Avezzano, rimase Fra Salvatore nel medesimo convento, essendo servente di detti Padri prima in Tagliacozzo e dopo di aver dimorato per tre anni in detto Avezzano si fe nostro riformato laico e per meglio attendere alla contemplazione si ritiro alla chiesa di Santa Maria di Loreto che sta sotto la cura dello stesso convento dal quale e lontana mezzo miglio tenendo pensiero di essa e servendo a Frati in tutto quello che poteva.


Si trattenne ivi tre anni stimato Romito con fama di singolare bontà appresso quel popolo, nel qual tempo si confesso sempre dal Dottor Muzio Febonio Abbate di Trasacco, e con tale occasione resto questi informato dei disagi passati, dell’asprezza della sua vita che allora viveva, dell’assiduità delle sue orazioni, delle tentazioni con le quali il Demonio lo molestava, della sua grandissima purità, onde ebbe a dire di lui queste parole: Io confesso aver inteso un angelo, non uomo nelle sue confessioni; avrei avuto a caro che l’avesse prolungate tutto il giorno per sentir le battaglie che gli dava il Demonio, e le vittorie che ne riportava la nettezza della sua coscienza e timore di Dio.
Occorse che trovandosi una volta Fra Salvatore nella casa di esso, vi andò un personaggio di qualità ad alloggiarvi per lo che l’Abbate si ritiro la notte in un camerino insieme con Fra Salvatore e per il gusto che aveva di parlar seco stesse ragionando con lui senza dormire tutta la notte. Scriveva allora in quel tempo la vita dei gloriosi santi Cesidio e Rufino martirizzati in Trasacco per la cristiana Fede e procurava con ogni diligenza sapere la verità della Istoria per lo che entro con esso in discorso dei medesimi Martiri e gli racconto la di loro vita e morte, conforme 1’aveva scritta, raccolta con molta fatica.

Non aveva potuto l’Abbate trovare di San Cesidio se non che gli fosse stato tagliato un braccio. Fra Salvatore nella sua narrazione aggiunse che dopo campo due giorni e con battiture e strapazzi fu finito di uccidere. Rimase come fuori di se l’Abbate per la meraviglia udendo cio non essendovi memoria di questo appresso nessun Autore, ne persona che lo sapesse. Onde gli domando in che modo egli fosse cosi bene di tale avvenimento informato. Rispose che mettendosi con la mente a pensarlo cosi li rappresentava che fosse seguito.
Ma replicandogli 1’Abbate che pensava Esso più di lui ne ciò li sovveniva, con queste e con altre parole finalmente lo condusse a scoprirgli come cio aveva saputo. Gli soggiunse che nella Chiesa della Madonna di Loreto di Avezzano gli era apparso S. Cesidio rivelandogli la sua Vita e di piu additato ove giaceva il suo Corpo. Venuta la mattina, sembrando all’Abbate ogni momento mille anni, subito lo condusse seco nella chiesa nella quale entrato Fra Salvatore gli insegnò il luogo mostratogli dal Santo e disse che sentiva una fragranza d’odore soavissimo e cio dicendo restò rapito in estasi dalla quale tornato in se, lo prego l’Abbate avesse impetrato dal Santo si scoprissero le sue Sante Reliquie del che lui supplicando il Santo istesso quando un’altra volta poi gli apparve, questo gli disse che per allora era bastevole la Reliquia che si trovava esposta”.
Celano, Santa Maria Valle Verde, 9 Giugno 1757
Fra Giambattista da Aaiano, Guardiano

Scioglimento del gelo nel Lago del Fucino

Il seguente racconto e riportato dal De Gasperis nel Rogito I, pag. 178 ed e molto interessante per le notizie sulla pesca nel Fucino.

“Confessiamo, attestiamo e pubblichiamo noi Cittadini della Terra di Luco Diocesi dei Marsi, non solo per parte del Magnifico Affittuario Dottor Fisico Filippo Ercole del Laco di Fucino di S.E. Gran Contestabile, ne solo per parte dei sottoscritti pescatori Caporali, ma anche per parte di tutta la Cittadinanza come vivendosi in questa nostra Patria coll’esercizio della maggior parte colla pesca di detto Laco, in questo corrente anno 1758 dopo una fierissima e freddissima tramontana che cadde verso li tredici gennaio di detto anno colla durazione di tutto detto mese, lascio il primo febbraio il Laco generalmente gelato e cosi ristretto che non si pote trafficare per conto veruno per il gran gelo per lo spazio di giorni 18 in circa.

Da questo impedimento di pesca periva di fame la Cittadinanza che dopo varie e diverse orazioni e suppliche all’Altissimo fatte, stava sempre il Laco piu ostinato e fisso nel gelo. Finalmente il di 15 febbraio, quattrotempora, seconda settimana di Quaresima, risolverno il Magnifico Dottor Fisico Ercole Affittuario con dodici particolari Caporali qui sottoscritti portarsi nella Terra di Trasacco ed ivi fatta esporre la Reliquia del Glorioso Martire San Cesidio con solenne Messa parata fu fatta supplica al Glorioso Santo Liberatore e renderci la fertilita del Laco.
Meraviglia della Provvidenza!
La sera medesima nel detto giorno si mosse uno scirocchetto con tempo umito alquanto piovoso, comincio a staccare il ghiaccio dalle ripe e lascio libero il locale sotto Trasacco ove si doveva fare la pesca sino ai confini di detto Territorio.
Ma siccome il di seguente non potevano passare gli attrezzi sotto Luco per Trasacco per il gran gelo, cosi sotto li 17 di detto Febbraio si fece miracolosamente un’altra strada e sotto li 18 passarono le Barche per Trasacco ove si doveva pescare e principiare a far la via per detta pesca e sotto li 20 di detto mese furno messe le chiuse e giorni seguenti fatta copiosa pesca senza aver avuto impedimento veruno dal ghiaccio o venti; cosi duro tutta la pescagione. Per qual miracolosa grazia ne facciamo noi sottoscritti, che ci portassimo alla supplica del Santo, vero, reale attestato per esserci portati in questo corrente mese di Aprile a render le dovute grazie a detto Santo in Trasacco. In fede di che ed a richiesta abbiamo fatto il presente attestato scritto e sottoscritto dal Cancelliere e robborato col nostro solito e popular suggello di questa Universita di Luco. Questo di 9 aprile 1758.
(Segue la firma del Dottor Ercole, il segno di croce dei 10 Caporali e il Sigillo dell’Università di Luco).

Un vescovo dubbioso

Il seguente episodio ripreso dal Mezzadri a pag. 138 e uno dei pochissimi rimasti impressi nella fantasia popolare. Lo riportiamo qui in quanto il libro del Mezzadri oggi e quasi introvabile.

“Giunse a Trasacco e alla Chiesa di San Cesidio un Vescovo, forse portatosi a questo luogo per osservare e vedere di esso qualche cosa di quel molto che ne pubblicava la fama. Subito gli fu presentato il di lui Braccio racchiuso, come si e detto, dentro un Reliquario d’argento in cui sono quattordici buchi, cioe sette per parte. Egli pero o che fosse dubbioso dell’integrita di esso, o che con minor fede credesse li prodigi che di quello narravansi, introdusse per uno di quei forami un aguglia detta volgarmente spilla e con quella punse il Santo Braccio. Ma nel pungerlo sprizzo tosto freschissimo Sangue nelli di lui occhi e privollo della vista. Sorpreso il Prelato dell’impensato castigo, ben tosto pentissi della sua incredulita e supplicato umilmente San Cesidio ad ottener la vista primiera, con nuovo prodigio riportonne la grazia della quale per finche visse ne fu ricordevole e grato e in ogni anno mando alla di lui Chiesa una offerta di cera”.

Un atto sacrilego

Leggiamo nel tomo I, pag. 106 questo interessante racconto di cronaca nera che riportiamo nella sua stesura originale:
….”L’anno 1749. Li otto di Giugno, domenica infraottava del Corpus Domini; nelle ore di Notte, tempo di riposo, ma non gia per li ladri.
Alcuni sacrileghi ladri ruppero la ferriata della finestra che stava nel Camino dietro dei Fossi per comodo del Coro d’Inverno, entrarono nella chiesa Insigne Collegiata di S. Cesidio, fracassarono la Porta del Coro con piegare il catenaccio di ferro, tamquam cera ruppero il mastalone ed a forza di paletti di ferro e scarapelli aprirono tal porta; poi l’istesso fecero alla Porta della Sacrestia in dove schiodarono la Cornice da capo a detta Porta per porre scarapelli e paletti suddetti; schiodarono poi peschi a forza di leva che alzarono una porta di essa ed entrarono dove presero a leva la porta dell’Argenteria di somma valuta, la osservarono e cosi resto.
Poiche piegarono il Ferretto nella porta della Santa Statua di S. Cesidio, aprirono e si pigliarono Coraglie dorate e Voti d’argento.

Scassarono il deposito del Santo Braccio di S. Cesidio che fu toccato, ma riposto nel suo proprio sito e credesi non volesse il Santo uscire mentre la cupidigia sacrilega dell’argento li aveva accecati.
Si pigliarono Lampade di argento cinque che ardevano avanti il SS. Sacramento nell’Altare Maggiore.
Un’altra Lampada ardeva entro nel medesimo Altare sepoltura dei SS. Martiri.
Un’altra lampada d’argento ardeva nel deposito del Glorioso Braccio, lasciandovi solo la Lampada di vetro in un cantuccio accesa avanti il Santo Braccio e con questa la porta del deposito.
Lasciarono accesa la lampada con il vetro avanti il SS. Sacramento soprapposta nelle altre quattro di vetro, votate con l’olio per terra.
Piegarono il Ferretto nella porta che va alla sepoltura dei gloriosi Martiri Compagni di S. Cesidio ove non vi trovarono se non 1’olio che arde per la lampada.

E cosi spoglia di lumi lasciarono detti Santuari e Chiesa tutta a riserva di una sola lampada lasciata d’argento la più grossa, la quale smorzata più antica stava avanti detta Santa Statua, senza poter altro pigliare, giudicandosi da tutti che con il toccar il Glorioso Braccio del Santo le dasse timore o causasse paura o altro per giusto giudizio di Dio. Cosi fracassata la Chiesa fu ritrovata la mattina da Giuseppe Alonzo, sacrestano Oddi e da Mastro Girolamo Ciofani, Antonio Carusi, concittadini che chiamato me Abbate e Canonici, portatomi in Chiesa, restai fuori di me e pigliato il Santo Braccio non sentii il solito odore che butta di Paradiso.
Riuscii per scrivere, per dar notizia ai Paesi convicini se mai potevasi essere notizia di castigare i Malfattori e rientrato in Chiesa, preparatomi per la Santa Messa la celebrai solennemente per il Popolo ad obtinendam Gratiam di ritrovare il furto; nel celebrare detta Santa Messa ritorno a rimandar a noi altri mortali il solito odore di Paradiso sentendosi dovunque andavo per detto Santo Altare, aprendo tutte le Sante Reliquie. Dopo aver dato più e più passi, solo nel Monte Carbonaro nel luogo detto Forchetta fu ritrovato un Anello solo d’argento di esse Lampade, senza poterne avere altra notizia che per verità del fatto ne fu fatta pubblica ricognizione con licenza ottenuta dal Vescovo Brizi”.

(Testi tratti dal libro “Il Braccio di San Cesidio”)
(Testi a cura di Don Evaristo Evangelini)

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