Eugenio Di Loreto

E’ nata in Venezuela la Fondazione Eugenio Di Loreto

Un progetto grandioso, colossale: un museo integrato di arte c storia e centro accademico culturale e ricreativo.
E’ quanto l’architetto Blanca Cano ha presentato al vaglio del Ministro della Cultura venezuelano e che è stato oggetto, dai primi commenti, di straordinari e lusinghieri apprezzamenti da parte del Consiglio Nazionale della Cultura del paese latino-americano e dalle diverse istituzioni culturali pubbliche e private. Hanno plaudito all’inîziativa: Esteban Araujo, vice ministro della cultura; Xemesio Montîel Fernandez, titolare culturale dello stato Zulia e la dott.ssa Judih Villamediana, direttrice generale del settore sviluppo regionale del Conac (Consiglio Nazionale della Cultura).

Il progetto che dovrebbe realizzare un complesso, denominato :” Fondazione Culturale Eugenio 3i Loreto” , dovrebbe sorgere su m’area di ottantamila metri quadrati, nelle adiacenze della città li Maracaibo, zona di San Josè de la Matilla.
Un posto ricco di testimonianze storiche, di racconti leggendari, in mezzo ai quali, circondato da alberi centenari, una cappella rinata sui resti di un convento dell’epoca coloniale, un vero gioiello, una reliquia storica, ed architettonica.
Qui, in questo posto, dove le cose testimoniano le radici e la metamorfosi di Maracaibo, Eugenio Di Loreto, consorte della architetto Cano, si recava quotidianamente sognando di realizzarvi qualche cosa che offrisse allo zuliano ed al visitante fonti di conoscenza e ricreative concepite, però, in una visione ampia, ecumenica.
Vi realizzò, poco a poco, un piccolo museo (funzionante ormai da 14 anni) arricchendolo di una pinacoteca degna del maggiore elogio, comprendente opere di artisti regionali, nazionali e stranieri.
Ricca di numerose sculture, tra le quali, spiccano alcune di Simon Bolivar e di Rafael Urdaneta.
Aveva fin da allora grandi progetti e li avrebbe presto realizzati, in quel meraviglioso angolo della sua patria adottiva, se una malattia non lo avesse stroncato prematuramente.
Un sogno svanito, disperso nell’etere assieme al geniale spirito del suo ideatore! Ma i sogni non sempre sono condannati all’evanescenza, a dissolversi nel nulla, lasciando solo, a volte, un fugace piacevole ricordo o una fitta di dolore, nei momenti di fantasia.
Essi, se chi li eredita, è un animo forte, indomito, vengono inquadrati in una imperativa esigenza realizzatrice. E’ un’eredità morale alla quale difficilmente ci si può sottrarre.
E’ il caso della vedova Blanca Cano de Di Loreto, la quale dopo aver dato vita alla fondazione, assumendone la presidenza, spronata dal ricordo dello scomparso marito e circondata dall’affetto e dall’incoraggiamento di Eugenio, Esteban ed Eduardo, i tre figlioli avuti dal matrimonio, prosegue, imperterrita lungo quella strada che porta alla realizzazione di quanto sognato e già tracciato dallo scomparso consorte.
Loreto Taricone

Ricordare Eugenio Di Loreto è come vivere la pacata malinconia di un racconto, i cui particolari ravvivano i contatti con il reale, per chi come me, lo ha conosciuto da vicino, ed il ricordo diventa anche piena letizia.
Già negli 11 anni (1951-62) vissuti nella generosa terra di Bolivar, che con nostalgico rimpianto e con sincero amore, considero la mia seconda patria, quando alla topografia abbinavo saltuari impegni nella pittura e vendevo qualche mio lavoro o ne donavo altri a scuole e istituti in Lara, Falcon e Zulia, esattamente in alcune occasioni, come ospite in Maracaibo della sua gentilissima famiglia, ebbi modo di apprezzare di quanta poliedricità d’inventiva fosse dotato.
Il tempo celava per lui l’inevitabile maturità nella pittura, tanto che, pur profondamente impegnato con la sua affermatissima O.M.N.I.A.C.A. riusciva a emergere come pittore: stravolgente, eclettico, di estro pronto, lungi pur tuttavia da pretese di affermazione.
Negli anni 1978 e 1981, tornato in Venezuela per le sue due personali, nelle capitale zuliana, osservando i suoi lavori più recenti, mi sorprendeva l’ingegnoso fervore in uno stile ormai condensato e raffinato.
Le sue « vibrazioni spaziali », nate come studi di carattere dichiaratamente sperimentale, erano ormai realizzazioni di alto significato culturale e artistico, che esprimevano una saggezza sentenziosa, piena di imperativi, e se vogliamo di apparente ironia.
I validissimi riconoscimenti a lui conferiti in Italia e in Venezuela, confermano che siamo di fronte ad un artista di alti livelli.

Certamente sorretto dal suo spirito inappagato e dall’onestà della sua ricerca, avrebbe potuto dare molto all’arte, se la sua vita non fosse stata falciata a giovane età e in un momento magico della sua creatività artistica.
Il ricordo di lui ci regala momenti di piacevole gaiezza, di orgoglio per chi ne fu amico.
Ed è doveroso, pur se in una fugace sintesi di note, il nostro pensiero di stima e di apprezzamenti sinceri alla sua straordinaria compagna architetto Blanca Cano Di Loreto, teneramente attorniata dai suoi tre simpaticcismi figli: Eugenio, Esteban, Edoardo.
Anch’essa artista di eccellenti doti. Donna di intelligenza vivissima, che pur liberar da schemi di vita o archetipi della memoria o del pensiero, ma suggerita ugualmente dal sentimento, dall’amore per il prossimo e soprattutto dal fascino negativo dei suggestivi e insostenibili ricordi del suo compagno scomparso, riesce a fondere la sua cultura, le sue aspirazioni, le sue emozioni, le sue volontà, dando vita a realizzazioni, di eccezionale interesse e di sorprendente pregio culturale-artistico e umano, come lo dimostra con le sue singolari idee su San Josè de la Matilla.

Luigi Susi
(pittore-poeta)

Storie e Cultura
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