Fra Bartolomeo da Trasacco

Testi a cura di Quirino Lucarelli maggiori info autore
Fra’ Bartolomeo da Trasacco, nato presumibilmente nel 1251 a Trasacco, fu uno dei più importanti seguaci di Fra’ Pietro da Morrone, detto l’Eremita, che fu eletto papa nel 1294 con il nome di Celestino V. Di questi fu “famulo”, ossia servo e segretario durante tutta la vita e durante il pontificato (come celebra anche una epigrafe posta nel vano del coro nell’abside della Basilica di Trasacco risalente al 1298).

Entrò nell’ordine dei Celestini giovanissimo, presumibilmente nel 1266, all’età di circa 15 anni. Seguì il suo Maestro nell’eremo di San Giovanni d’Orfente, sopra Santo Spirito, ove per accedervi bisognava servirsi delle funi. In quel posto egli fece il noviziato (pag. 18 “Celestino V” di A. Serramonacesca). Divenne subito uno dei discepoli migliori e più in vista dei seguaci di Fra’ Pietro da Morrone.

Nel 1271 Fra’ Bartolomeo fece il voto di sacerdote ed ottenne dal suo Capo spirituale diversi incarichi di estrema importanza, come il riordino di vari monasteri, ricambiando in toto la stima e la fiducia che venivano riposte in lui (pag. 98 “Celestino V” di A. Serramonacesca).

Ad egli fu affidato l’incarico di acquistare il terreno ove Pietro l’Eremita fece costruire la Basilica di Collemaggio in L’Aquila. Infatti acquistò il terreno nel 1281 per 20 fiorini e 4 tarini (pag. 119 “Celestino V” di A. Serramonacesca). Insieme ad altri pochi fedelissimi discepoli reperì i fondi necessari alla costruzione della suddetta Basilica dirigendone anche le varie fasi di lavoro, che iniziarono nel 1283 e durarono cinque anni. Il 25 di agosto del 1288 la Basilica di Collemaggio fu inaugurata.

Le testimonianze dei discepoli dicono che essa fu costruita perché un giorno, di ritorno da Avignone, in Francia, dove Fra’ Pietro da Morrone si era recato con alcuni suoi seguaci per chiedere al Pontefice dell’epoca la non soppressione del suo ordine monacale, durante una sosta su di un colle, vicino L’Aquila, di suggestiva bellezza, all’Eremita apparve in sogno la Vergine che gli comandò di erigere in quel posto una chiesa in suo onore.

Nel processo di santificazione di Celestino V, nel 1306, Fra’ Bartolomeo fu tra i testimoni chiave. Egli ne sostenne la Santità e con molta precisione e dovizia di particolari ne tracciò una biografia, che fu determinante per il buon esito del detto processo di santificazione.

Fu il primo autore della vita del Santo. I suoi scritti sono riportati nella “Vita C”, che consta di due testi, che Fra Bartolomeo scrisse insieme a Tommaso da Sulmona. In essi si riporta la vita ascetica di San Celestino, il suo modo di vivere, le sue abitudini, il vestiario, l’alimentazione, le macerazioni del corpo dovute ai cilici ed alle catene, la fondazione di monasteri, la nascita della sua congregazione, le vicissitudini e gli ostacoli incontrati per ottenerne l’approvazione, la sua elezione a Papa, la rinuncia, le persecuzioni ricevute ed un lungo elenco di miracoli che Fra’ Pietro da Morrone aveva compiuto in vita e da morto (pag. 5 “Il Papa contadino” di P. Golinelli).

La “Vita C” fu chiamata in tal modo dai Bollandisti, in quanto esistevano già altre versioni della vita di Celestino V, risalenti al XIV e XV secolo, che erano state catalogate come “Vita A” e “Vita B”, che, tenendo conto della serie letterale, sembrano dare ad intendere di essere antecedenti alla “Vita C”. In realtà sono posteriori (nota 7 de “Il Papa contadino” di P. Golinelli).

Fra’ Bartolomeo fu, quindi, un uomo erudito. A tal proposito lo storico Corsignani, vissuto nel XVIII secolo, sostiene: “Riteniamo dare notizie più diffuse intorno al Beato Bartolomeo della terra (di Trasacco) di cui altrove abbiamo scritto appena incidentalmente: Uomo illustre per prudenza al par di Pericle e al pari di Cicerone per l’eloquenza, ricco inoltre della bontà santa degli Anacoreti fu primo compagno e discepolo del Divo Padre Celestino Papa V, fu il primo autore della di lui vita.” (pag. 99 “Celestino V” di A. Serramonacesca).

Nel verbale che riporta la sua testimonianza relativo al processo di santificazione di Fra’ Pietro da Morrone, nell’ordine la 162°, data nell’anno 1306, Fra’ Bartolomeo di chiara di 55 anni. Lo stesso Fra’ Bartolomeo nella testimonianza sostiene di avere abbracciato l’ordine dei Morroniti da quarant’anni. Queste due date ci hanno permesso di individuare in via approssimativa la sua data di nascita e la data in cui ha deciso, giovanissimo, di entrare nell’ordine di cui sopra.

Egli visse con Celestino V non solo il romitaggio ed il pontificato, ma anche la cattività presso il castello dei Caetani, in località Fumone, che era di proprietà della famiglia di Papa Bonifacio VIII, suo successore. In quel castello Fra’ Pietro da Morrone fu rinchiuso dopo aver fatto il “Gran Rifiuto”, ossia aver rinunciato al pontificato dopo appena sei mesi dall’elezione. Vi restò fino alla morte, che sopravvenne nel 1296, assistito da Fra Bartolomeo. Quest’ultimo, dopo la morte del suo Maestro, proseguì l’opera spirituale e di diffusione dei “Morroniti”. Si interessò del restauro di vari monasteri, tra cui quello benedettino di Civita d’Antino, il “Monasterium Sancti Angeli” di Celano, di San Marco della Foce e del Beato Pietro da Sora (pag. 259 “Celestino V” di Antonio Serramonacesca).

Non è noto l’anno della sua morte.
In tempi odierni, il ruolo di Fra’ Bartolomeo da Trasacco, nella vicenda storica di Celestino V, è stato riconosciuto da uno scrittore come Ignazio Silone ne “L’avventura di un povero cristiano”, dramma che racconta la tormentata esperienza del suddetto Papa. In esso Fra’ Bartolomeo è uno dei personaggi più importanti.

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