E’ stato per tanti secoli il fenomeno più caratteristico sprigionatosi dal Sacro Braccio e diffusosi nel Tempio. Non e a dire che si sia trattato di una semplice suggestione collettiva e popolare perché fu sperimentato da uomini di elevata cultura e di sicura moralità e fu accettato come dato di fatto dalle piu alte autorita ecclesiastiche.
Il Febonio ne parla verso la fine della Vita Prima in questi termini:
“Era nel mezzo delle scale che stanno avanti 1’altare maggiore di essa chiesa una Cappelletta e dall’uno e dall’altro lato di essa le porte per calare alle Grotte o Catacombe che stanno sotto 1’altare. Occorse una mattina (19 settembre 1583) che mentre stava ivi celebrando un sacerdote che dalla Cappella su 1’altare si spicco un sasso e subito si intese una fragranza di odore mirabile che si senti per la Chiesa e per la terra tutta. Avvisato pero di questo caso il Vescovo, si trasferi subito nel loco e fatto rompere il muro, trovo in una cassa le ossa del sopra nominato santo Placidio e compagni…”. (Cfr. M. Febonio, Vita dei SS. Cesidio e Rufinio, Ristampa a cura di Don Giuseppe Cuciz, 1926, pag. 42).
Piu o meno con le stesse parole il Febonio riporta il fatto a pag. 64 della Vita Seconda e non manca di riferirlo nella Historia Marsorum, pag. 152:
“… ipsius Sancti Cesidii in theca argentea brachium quod mira odoris fragrantia redolet, inclusa servantur” = … tra le altre Reliquie si conserva in una teca d’argento il Braccio di San Cesidio che emana una fragranza mirabile di odore”. Il Corsignani a pag. 256 del Commento agli Atti dei Martiri di Celano, cosi si esprime: “Sanctique Cesidii brachium memoratur quod argenteis compactum ornamentis et suavissimi odoris fragrantiam exhalans, magna religione in Transquarum Ecclesia apud Marsos colitur = … e viene ricordato il Braccio di San Cesidio che conservato in un reliquiario d’argento ed emanante una fragranza di soavissimo odore, con grande pieta e venerato nella Chiesa di Trasacco presso i Marsi”.
E Ludovico AntonioMuratori (cfr. Vita, lib. 2 cap. XIII, n. 12) dice:
“Brachium vero Sancti Cesidii assiduis prodigiis et suavissimo odore pretiosum in Transaquis = …e il prezioso Braccio di San Cesidio per i continui prodigi e per il soavissimo odore in Trasacco”. (cfr. Rogito III, pag. 14).
L’Abate Don Bartolomeo De Gasperis, vissuto nel periodo piu fulgido di tale fenomeno, si rendeva conto delle opposizioni e delle critiche degli increduli per cui a difesa scriveva: “A pubblica venerazione e adorazione gode questa sua Insigne Collegiata il Glorioso Santo suo Braccio Destro tutto coperto di lastra d’argento con tale iscrizione: Cesidij Sancti hic Brachium tegitur argento il quale tramanda giornalmente odor soave di Paradiso osservatosi nel continuo da chiunque lo bacia ed adora, qual Paradiso odore gustasi dai medesimi quando un Sacerdote Concapitolare Canonico lo da a baciare; si sente anche dai circostanti che alla palustrata lo baciano o stanno per baciare; e quanto piu e quanto meno come ciascheduno tiene in grazia divina la propria coscienza.
Nel medesimo Argento vi sono ai lati della lastra in mezzo dell’Immagine di esso Santo colle vesti sacerdotali ornato, quattordici buchi ovvero forami, sette per parte, per dove spira fuori del medesimo il Santo suddetto odore, ed ivi si passano fisicamente i nastri di seta cosi da non far lucrare la santa Reliquia che in puro lavato Osso e pelle persiste fino ad ora ove il tutto con il lume di candela si vede e si e osservato da piu Prelati come il Vescovo della Citta dell’Aquila, di questa provincia la Capitale, Ill.mo Mons. D. Giuseppe Coppola due volte di persona portatosi alla devozione del medesimo Santo, e Mons. suo successore Ill.mo D. Lodovico Sabatino Vescovo attuale dell’Aquila similmente due volte venuto alla devozione del medesimo Santo e l’Arcivescovo Ill.mo Sig. D. Ludovico Antinori arcivescovo di Matera, nativo e nobile aquilano, in questo anno 1765 venuto alla venerazione del medesimo Santo, oltre piu le due pubbliche fedi fatte dalla B. M. di Mons. D. Domenicantonio Brizii vescovo dei Marsi, dall’odierno Ill.mo Prelato D. Benedetto Mattei e da ciascun pio devoto deponer puole che l’ha baciato. Questo odore non puo artificiosamente sussistere come taluti criticamente oppongono se quello da profumi preso, aromatizzato dal 237; ora siamo al 1765 e tolti li 237 restano liberi anni 1528, anni nei quali sempre per pubblica fama de visu et odore ne fanno fede da trapassati.
Di presente si sente quanto piu e quanto meno senza che verun pratico possa decidere se si tratta di odor di viola, gelsomino, garafano, cannella o balsamo, ma solo, odorato, dice chiunque: Oh che odore di Paradiso!…” (cfr. Rogito tomo III, pag. 13 e ss.).
Tale fenomeno viene registrato anche da scrittori del secolo scorso.
Domenico Bartolini nella sua “Dissertazione sopra l’Oratorio Antico di San Cesidio 1853” cosi dice:
“Non avvenne pero il medesimo del suo taumaturgico Braccio perche questo conservato, non saprei dir come, in tutto il tempo della persecuzione, fu posto subito in venerazione in questa basilica a lui sacrata dopo la pace costantiniana. Al secolo XI per lo stile appartiene quel Braccio ornato di smalti entro del quale fu riposto il vero Braccio di San Cesidio. Vi vorrebbero molti volumi per descrivere tutti i prodigi che quel Braccio taumaturgo ha operato e opera tuttora; la sua virtu possente e estesa ad ogni sorta d’infermità, ma specialmente e sperimentata efficacissima contro il mal di gola e delle scrofole.
Io stesso sono testimonio di alcune guarigioni istantanee di angine acutissime all’istante col cingere il collo dell’infermo con uno di quei cordoncini benedetti al contatto del Braccio di San Cesidio, e non avveniva diversamente di quello che narra Gregorio il Grande che con l’olio della lampada e col contatto dei brandei e veli desunti dai sepolcri apostolici erano curate ai suoi tempi grandi infermità.
Altro prodigio piu incessante e l’odore soavissimo che tramanda del continuo piu o meno intenso quel Santo Braccio, odore che si diffonde anche fuori del tabernacolo marmoreo nel quale e riposto, odore che muove teneramente chiunque si appressa a baciarlo, odore che sperimentato da me stesso parecchie volte non saprei a quale altro paragonarlo fra gli aromi piu preziosi, e solo diro che e un odore tutto proprio e mirabile”.
L’Abate D. Domenico De Vincentiis nella sua operetta: “Notizie dei Santi Rufino e Cesidio Martirii 1885”, a pag. 37 a dimostrazione di un fatto conosciuto e scontato, si limita al seguente accenno: “Qui e il Braccio di San Cesidio entro Reliquiario d’argento della sua propria forma; esso e ornato ai piedi da ricchi topazii, ha nel davanti doppio ordine da buchi da cui esce l’odore”. E Fabiano Blasetti nella sua: “Vita di San Cesidio – 1887”, a pag. 68 dice: “Questo Braccio oggi si trova racchiuso con lamine d’argento fatte a forma di braccio ricoperto di una carne arida e secca.
Ne emana continuamente soavissimo odore il quale si comunica puranco ai nastri di seta che si fanno entrare per quei fori ed opera per virtu dell’Onnipotente continui prodigi”.
Dall’inizio di questo secolo non si hanno piu testimonianze orali e scritte su tale fenomeno, eppure non e mancata e non manca tuttora la pietà e la fede sincera verso il Santo Braccio!
(Testi tratti dal libro “Il Braccio di San Cesidio”)
(Testi a cura di Don Evaristo Evangelini)
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