Gli insediamenti Gli insediamenti di Monte Alto (Mons Arditus)

Le alture del medievale Mons Arditus rivestono particolare importanza nella storia dello sviluppo delle genti di Trasacco con le leggende sulle grotte presenti sul declivio, la toponomastica dei luoghi ed i detti popolari. La sommità del Monte Alto, raggiungibile attraverso una strada antica che dal quartiere di Castelluccio risale il monte attraversando il primo e secondo Vallone, presenta a quota 1084 i resti del centro fortificato della comunità arcaica dei Supinati (ocri Supinas). La sommità, detta “Chiusa grande” o “Monte Mattone”, presenta una recinzione muraria con spessore murario di metri 2,40, conservata solo in fondazione e composta da opera poligonale in pietra calcarea locale. Il muro difensivo circoscrive un’area ovale con perimetro di 400 metri (circa 1,5 ettari interni) con unica porta sul versante nord-est del tipo a corridoio interno obliquo orientato a sud. Nell’interno si notano in superficie numerosi frammenti di tegoloni e ceramica acroma, mentre sul culmine è visibile la cisterna circolare dell’ocre marso riportata alla luce da scavi clandestini degli anni sessanta. Essa, con diametro di metri 3,60 (misurabile per una profondità di 2,60), è ricavata completamente nella roccia con restringimento anulare a gradino in opera incerta (largo 35 cm.) sul fondo: le pareti rocciose, il gradino ed il fondo, presentano tracce del rivestimento idraulico in signino di colore rosso. All’esterno e nei crolli interni sono i resti di due rocchi di colonne in calcare locale (diam. cm. 28; relative al sistema a verricello), un frammento decorativo di lesena appartenente alla vera della cisterna e una piccola meridiana solare frammentaria. Vecchi ritrovamenti nell’area hanno evidenziato la presenza di vasellame di ceramica ad impasto nero lavorata a tornio, acroma rossiccia, a vernice nera ed ex-voto fittili di età ellenistica che confermano la presenza nelle vicinanze della cisterna di un’area di culto utilizzata dall’età arcaica fino al I secolo a.C. Le necropoli relative a questo abitato fortificato arcaico sono da riconoscere nelle sottostanti località Capo La Croce, nell’interno dell’abitato di Trasacco e nella vicina valletta di S. Rufino.
Scendendo sul crinale del Monte in direzione della torre di Trasacco si nota a quota 860 una piccola altura rocciosa circondata da più fossati ricavati nella roccia. Questa altura, detta “Chiusa piccola”, conserva resti di murature in opera incerta medievale relativi ad una grande torre quadrata con piccolo recinto intorno del X-XII secolo: di questa torre-cintata abbiamo menzione nella Cronaca di Farfa nell’anno 999 in cui si dice che Oderisio, figlio del Conte dei Marsi Rainaldo, vi amministrava la giustizia (Chron.Farf., II, 26-27). Continuando a scendere sullo stesso crinale a quota 801 si nota un’altra altura (caratterizzata dalla struttura luminosa della “Madonna Pellegrina”) delimitata anch’essa da un fossato sul lato a monte con evidenti resti di un’altra torre quadrata di dimensioni minori ed una vicina piccola cisterna intonacata da signino di colore rosso: si notano i resti di una recinzione muraria sul versante sud, recinzione che doveva scendere ulteriormente fino a raggiungere le prime case del quartiere di Castelluccio. I numerosi crolli di opera incerta medievale, i frammenti di tegole e ceramica da mensa medievale e il ritrovamento su luogo di un frammento di iscrizione medievale con scritta (Trans)aqua(s), documentano l’esistenza sul luogo del piccolo castello-recinto altomedievale di Trasacco a cui si deve riferire il termine di “Castelluccio”, castello-recinto collegato probabilmente con la superiore torre-cintata della “Chiusa piccola” attraverso un muro con camminamento sopraelevato. Di queste due strutture difensive si ha menzione nel documento dell’8 giugno del 1096 relativo alla donazione di Berardo Conte dei Marsi e sua madre Gemma alla chiesa S. Cesidio in cui si parla della “porta del Castello, attraverso la quale ascendiamo alle nostre rocche” (Phoebonius, II, Catal.Episc., 11-12). Legata a questo castello-recinto (Rocca) di Castelluccio era, nel XII secolo, la torre avanzata detta “Torre dei Feboni”, inserita ai margini dell’abitato basso di Trasacco posto a contatto con la chiesa dei SS. Cesidio e Rufino.

Gli insediamenti della Vallelonga (Valle Transaquana)

Numerose le testimonianze di età antica ed altomedievale nella Vallelonga, la medievale Valle Transaquana, distribuite sul piano e nelle colline adiacenti. Notevoli i ritrovamenti nella località “Spineto” o “Colle Mariano” (quota 755), situata sotto Valle Castagne e Vallone di Fontignano, relativi ad un vicus italico-romano attestato dal III secolo a.C. fino al V secolo d.C. con edifici in opera poligonale ed in opera incerta con porticati anteriori dotati di colonne a fusto liscio con base modanata e capitello tuscanico.
Nel centro del villaggio emerge una grossa area cultuale intaccata sul lato sud dal Fossato Rosa, il medievale Rivus Carnellus.
Si tratta di un grande santuario dedicato ad Ercole Iovio posto lungo il percorso di uno degli assi principali della centuriazione romana della Vallelonga (ora “Via Forestiera” o “Via Pecorale” che metteva in comunicazione il Vicus F(i)stanienses con il villaggio di Spineto ed altre con i vici di Collelongo e Villavallelonga. Alla necropoli relativa alla strada appartengono diverse stele sepolcrali a forma di porta timpanata conservate a Trasacco e Collelongo.

Del santuario sono ora visibili le tracce di un podio in opera quadrata, lastre modanate del podio, basi di colonne in calcare e una grande cisterna affiancata al tempio con rivestimento interno in opera quadrata con tracce di opus signinum (foderatura con intonaco idraulico).
A nord della cisterna, su un’area di circa 0,5 ettari, scavi clandestini hanno riportato alla luce e disperso più depositi votivi del santuario: in superficie si notano numerosi frammenti di ex-voto fittili relativi a parti anatomiche, statuine femminili di offerenti e di animali, teste velate, piattelli e coppette di vernice nera di III-II secolo a.C.
Dalla stessa area viene una piccola base di ex-voto con iscrizione C. Atieius / T. f. Hercol(e) databile sul finire del III secolo a.C.: altre due iscrizioni del santuario furono riutilizzate nella costruzione della chiesa di S. Martino posta sopra il Colle ononimo come quella di T.Vareci(os) / Herclo I(ovio) / donom (dedet) /(l)ube(n)s / mere(to) e la iscrizione a grandi lettere (- – -To)rinius(- – -). Del santuario abbiamo per l’età imperiale opere di ripristino e di restauro del teatro ad opera di magistri Herculis di condizione servile come documentato da due iscrizioni trovate nell’ottocento e conservate a Trasacco (CIL IX, 3857 e Letta-D’Amato, 143).

Sul sovrastante Colle S. Martino a quota 905 sono i resti della chiesa e del monastero benedettino di Sancti Martini in Vallem Transaquanam, documentato a partire dal 970-975 ed appartenente alla prepositura cassinese di Sancta Maria in Luco (Chron.Casin., II, 7). Nell’anno 1313 il monastero era tenuto dal priore farfense Benedetto ed è definito Sancti Martini super Vallem Transaquanam (Chron.Farf., II, 278-279).
Il 3 giugno 1588 il Monastero fu abbandonato dai monaci benedettini della prepositura cassinese di Luco, mentre la chiesa passò fra i possessi della Diocesi dei Marsi ed assegnata alla collegiata ed abazia di S. Cesidio Sulla sommità della quota 905 sono i resti di fondazioni della chiesetta ad unica navata con ingresso a sud, mentre sulla valletta del declivio a sud si notano resti murari consistenti di un monastero-torre a pianta rettangolare dotato di feritoie verticali architravate (“arciere”): il monastero presenta numerosi scavi clandestini che hanno riportato alla luce una cisterna circolare medievale intonacata internamente da opera signina e diversi loculi sepolcrali sottopavimentali.

Il ritrovamento delle iscrizioni di Ercole Iovio, una colonna e grandi blocchi squadrati documentano il riutilizzo medievale di materiali lapidei provenienti dal santuario sottostante di Ercole Iovio di Colle Mariano.
Sul vicino Colle Torazzo (“Torrozzo”) posto ad ovest di Colle S. Martino, sulla quota 930, si riconoscono i resti di una struttura difensiva medievale (torre-cintata?) a pianta a “cassa da morto” (metri 20X10 circa) con muri in opera incerta composta da medi blocchi di calcare locale.
Si notano all’interno crolli murari e frammenti di tegole, mentre all’esterno, sul versante ovest, sono altri crolli di edifici intaccati da scavi clandestini che hanno riportato alla luce una cisterna circolare intonacata all’interno da opera signina di colore rosso.
La torre-cintata è da mettere in relazione alla sottostante comunità rurale della località Panzano.

Andando sulla valle verso Luco in località S. Angelo e Passarano sono visibili diversi resti murari relativi al Vicus F(i)staniensis, villaggio documentato da una iscrizione di età imperiale (CIL IX, 3856).
I resti meglio conservati sono concentrati soprattutto in località Passarano (quota 670) con una grande cisterna rettangolare in opera cementizia e muro di terrazzamento in opera poligonale visibili sui terreni posti a nord-ovest della stradina che supera il ponte di S. Angelo, ai margini del Rio Carnello.
Nelle vicinanze della cisterna sono venuti alla luce in passato un frammento di statua maschile togata e tubi di piombo, mentre recentemente sono stati reperiti materiali votivi relativi ad un vicino santuario italico-romano: si segnalano soprattutto bronzetti di Ercole, monete di bronzo e vasetti miniaturistici a vernice nera.
Più oltre, sempre lungo la stessa strada, sono documentati edifici in opera incerta, terrazzamenti in opera poligonale, pavimenti in cocciopesto decorato da inserzioni di tessere in pietra, un nucleo in opera cementizia, transenne marmoree, colonne e capitelli in stile tuscanico, bassorilievo con testa di figura femminile, anfore vinarie e ceramica a vernice nera, acroma e sigillata africana: sotto alcuni edifici si rinvennero anche tumuli sepolcrali relativi a tombe arcaiche.

In passato, in un terreno a quota 671, furono rinvenuti ex-voto relativi ad una stipe votiva di V-III secolo a.C. con bronzi di Ercole, vasetti miniaturistici ad impasto, monete bronzee della Magna Grecia e romano-campane, è un bellissimo bronzo di Marte combattente di produzione umbra del V secolo a.C. (ora nella Collezione Cianciusi di Collelongo). Nel luogo è attestata nell’altomedioevo la curtem Transaquas con le chiese di S. Maria in Transaquas (o in Passarano) e Sancti Angeli in Transaque. Delle due chiese non rimangono resti visibili: il solo toponimo (“Passarano”) per la prima e il “Pozzo S. Angelo” per la seconda; solo alcune fibule e frammenti ceramici relativi a ceramica acroma ed invetriata altomedievali segnalano la presenza della curtis longobarda sul sito della grande cisterna presso il Ponte di S. Angelo.
Delle altre strutture emergenti della Vallelonga sono da segnalare: i resti di un faro cilindrico borbonico a quota 669 lungo la Provinciale Luco-Trasacco, faro relativo alla rimessa di barche di Padule; resti di tombe monumentali (tombe a camera quadrata con copertura a volta) della località Volpare, lungo la vecchia circonfucense romana che entrava a Supinum per Via Acqua dei Santi; le strutture murarie rinvenute recentemente sotto il Primo Vallone di Monte Labbrone relative ad una villa rustica romana dotata di impianto idraulico e sistema di riscaldamento (si riconosce una cisterna a pianta rettangolare con copertura a volta e muratura in opera cementizia ed un piccolo ambiente adiacente dotato di suspensurae fittili).

(Testi tratti dal libro ” Guida Turistica di Trasacco”)
(Testi a cura del Prof. Giuseppe Grossi)

Storie e Cultura
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