I Portali

Esaminate le principali opere interne della Basilica, tocca passare alle due porte di entrata, quella ” Delle Donne ” e quella ” Degli Uomini “. Parliamo prima della seconda perché e la più completa e ci da la possibilità di dire il nostro modesto parere sulla presunta aggiunta posteriore della sigla del Nome di Gesù che si ammira al centro dell’arco, aggiunta sostenuta da più di uno scrittore d’arte. Comprendo che l’esame critico e la valutazione e precisazione storica qui e pii, difficile che negli altri pezzi esaminati perché avendo l’arte romanica un carattere nazionale ed europeo, racchiudendo un indirizzo durato per vari secoli e mai interrotto, solo la indicazione della data messa dall’artista potrebbe riportarci all’anno preciso, ma nel portale questa data non esiste ad allora bisogna attenersi a quelle che sono le varie fasi dello sviluppo generale dell’arte romanica.

La vana attesa della fine del mondo e il mancato avverarsi della Leggenda del Mille riporta gli uomini a guardare di più alla terra e di meno al cielo, a rivalutare i valori umani e la vita di ogni giorno, a rigustare le infinite ricchezze del creato, a riconsiderare l’uomo vero Re e protagonista della creazione; ma l’umanità conserva in se l’alta carica di fede dell’età precedente ed unisce in una mirabile sintesi teologica sacro e profano, dai sommi lavori di intelligenza di San Tommaso e di San Bonaventura alle più remote manifestazioni di arte regionale e locale. Tale miracolo di sintesi non si ripeterà più in seguito come non e in atto oggi che si vuole far camminare il divino e 1’umano su due binari differenti. Permeati di altissimo senso spirituale ritornano gli animali, ma non tanto come simboli quando, piuttosto, come esseri reali, viventi, in dolce e innocua compagnia dell’uomo nella sua nudita ingcnua, quas! a ripristinare, in una sintesi ideale, l’atmosfera di un nuovo paradiso terrestre.

Si esaminino prima i particolari del portale ” Degli Uomini ” e poi si contempli il tutto nel suo complesso: e un colpo d’occhio di rara bellezza dove ogni elemento e al suo posto giusto ed ognuno pare sia indirizzato in alto alla glorificazione del Nome di Gesù; e la rivelazione plastica della nuova arte romanica ormai dominatrice della materia non più decorativa e ornamentale ma costruttiva e narrativa: il ritorno marcato del volume, le magnifiche volute floreali delle quattro paraste e dei relativi archi tra i cui intrecci si sbizzarriscono animali e putti in gioco di nascondiglio.

Partendo da basi solide e serie, proseguendo in uno slancio reso più agile dalle colonnine tortili, terminanti in archi sovrapposti e differentemente scolpiti che aumentano il senso dello spazio, il portale ” Degli Uomini ” nella sua severa e regale maestosità e la più bella preparazione a chi si,appresta ad entrare nella Basilica monumentale. La grandiosità di questo portale oggi inconcepibile in un lato secondario della chiesa si spiega tenendo presente che in origine esso era la porta centrale quando la Basilica si estendeva da Nord a Sud prima che prendesse la direzione da Est Ovest, ed essendo questa trasformazione avvenuta nel secolo XII e una prova di più per quanto si dirà appresso. C’e stato in passato chi ha voluto sezionare il complesso architettonico come si seziona un cadavere, attribuendo le singole parti a varie epoche; il più singolare sembra il Piccirilli, il quale vuole a tutti i costi vedere nel portale l’influsso e l’apporto di quattro secoli, ma sezionare un cadavere e come voler trovare l’essenza dell’uomo nelle ossa polverizzate. Si sa come fanno certi sapientoni in materia: vengono, guardano e sentenziano come Sibille senza sostare un secondo per rivedere e ricontrollare la loro prima impressione!

Come si fa ad affermare una molteplice e plurisecolare influenza artistica quando il complesso denota una tale unita che la mancanza di un solo particolare lo renderebbe imperfetto? o c’e proprio da meravigliarsi fino allo scandalo di una persona solo perché si rivela di una bellezza eccezionale? Si osservi la base di tutta la struttura: e continua, uguale, perfetta: si osservino i capitelli identici nella forma schiacciata, negli ornamenti floreali, nella presenza di un volto d’angioletto al centro; si controllino i putti alati: dal primo all’ultimo pare usciti da uno stampo. Si rifletta alle paraste esterne e interne: riportano gli stessi motivi floreali, l’identica perforazione della pietra, i medesimi soggetti. Si tenga ancora presente !a rientranza del corpo centrale e tutto lo svolgimento esterno parallelo al muro maestro della Basilica: e che nelle pareti interne ci sono pitture del 1400 e ci si convincere che l’opera e nata in un solo momento storico e dalla mente di un solo artista.

Certo che l’occhio esperto, forse abituato a contemplazioni più semplici, può distinguere la parte centrale sormontata dall’architrave da tutto il resto, ma e noto come venivano fatte opere di tale portata: il Maestro era unico ed eseguiva la parte più impegnativa, ai discepoli era riservata la parte secondaria, ma il tutto vibrava dell’unica idea dell’unico Maestro. Contro il Piccirilli, che ritiene il portale composizione del secolo XVI ci si domanda: dove questo compositore ha trovato aggiunte cosi perfette e cosi intonate all’insieme? sarebbe stato un accordo premeditato più unico che raro; più giusto pare il giudizio del Bindi che forse esaminando con maggiore attenzione i particolari e l’insieme lo riporta tutto al secolo XII. In quanto alla scuola, molti critici attribuiscono il portale ad un artista lombardo; e una attribuzione discutibile; infatti lo stile lombardo risente molto dell’arte dell’alto medioevo ed oltre a produrre sculture con ornamenti floreali decorativi troppo complicati, e ancora impacciato e freddo nella rappresentazione della figura umana.
Al contrario nelle paraste del nostro portale l’intreccio floreale si sviluppa in una forma più semplice e i simboli, particolarmente i putti, sono di una plasticità e di una vivezza che incantano.

Tenuta presente anche la ricerca di un notevole volume, meglio sarebbe attribuirlo ad uno stile prettamente regionale con influsso dell’arte pugliese più viva e più drammatica dell’arte lombarda. Ciò e meglio spiegabile se si ricorda nel secolo XII in Trasacco la presenza dei Conti dei Marsi in diretto rapporto con l’Italia meridionale. Ma c’e da dire di più che varrà come conferma, se ce ne fosse bisogno. Alcuni storici marsicani, accennando alla nostra Basilica e riflettendo alla forma dell’abside prettamente monacale, hanno supposto che nell’alto medioevo essa sia stata retta da religiosi benedettini. Supponendo vera questa ipotesi si tenga presente che in quel tempo tutti i monasteri benedettini della marsica dipendevano o da Casamari o da Montecassino, quindi in diretta relazione con l’Italia meridionale allora sotto l’influsso dell’arte pugliese. In realtà in nessun documento storico a disposizione si parla di monaci nella nostra Basilica, in tutti invece si parla di abati e di canonici.
Ed allora chi esegui tanto capolavoro? Due sono le vie di uscita: Nel secolo XII era fiorentissima una comunità di benedettini cistercensi sulla località denominata ” La Maria “.

Ancora oggi si osservano gli immensi ruderi di quello che era 1’antico monastero. Tra quei ruderi e precisamente nelle adiacenze della ” Chiesuola ” e stato riscavato tempo addietro un magnifico pezzo di un grande portale del tutto simile nella lavorazione a quella in oggetto. Dunque: o il portale fu appositamente commissionato a quei monaci per la Basilica, oppure distrutto il monastero fu dalla montagna riportato in paese e sistemato dove ora e; insomma c’e una innegabile relazione tra il portale della Basilica e il pezzo che ora si conserva nella casa parrocchiale in attesa di migliore sistemazione. Nell’una e nell’altra ipotesi rimane sempre salva l’unicità dell’opera e precisa l’indicazione del tempo che e il secolo XII. A questo punto non si può fare a meno di parlare dell’altro portale che si osserva all’entrata ” Delle Donne “.
L’Agostinoni, il Bindi e altri scrittori di storia trasaccana, accennando ad esso lo dicono più antico e più omogeneo di quello del1’entrata ” Degli Uomini “.

Sotto l’aspetto artistico, a nostro modesto parere, ci appare dello stesso stile e della stessa scuola del primo; si notano, e vero, delle parti più rozze e meno raffinate, ma queste non debbono ingannare in quanto appartengono ad altre opere e sono state sistemate li certamente per valorizzarle in qualche modo. Tutto il complesso e stato sistemato alla meglio e conferma che quello non era il suo posto originale. Infatti i due stipiti stanno a maggiore larghezza rispetto all’architrave che li sormonta; tale maggiorazione era necessaria per render più ampia l’entrata costituendo essa la principale dopo la trasformazione della chiesa dell’originaria posizione Nord-Sud a quella Est-Ovest avvenuta appunto intorno al MC sotto i Conti dei Marsi; tra l’architrave e gli stipiti si notano oggi due capitelli corinzi che certamente appartengono al gruppo di quelli dell’Oratorio essendo della stessa fattura e della stessa grandezza; su questi capitelli e sistemata una cornice che ritroviamo sviluppata fuori del portale e che d’altra parte spezza inusitatamente l’unione con l’architrave; basta confrontare questo particolare con il relativo del portale ” Degli Uomini ” per rendersene conto.

La colonna scanellata che si vede a sinistra apparteneva ad un portale del quadriportico antico come possiamo controllare da una fotografia riportata dall’Agostinoni; più evidente la intrusione del leoncino che con quelli della casa Di Tullio e di Pasquale Leone dovevano ornare l’antico battistero come abbiamo potuto vedere nella cattedrale di Atri. Volendo ricostruire la originaria struttura dell’Opera la penserei in questo modo: toglierei i due capitelli corinzi con la relativa cornice, farei poggiare l’architrave direttamente sugli stipiti e su di essa risistemerei parte di quell’arco rinvenuto sulla ” Maria “, ne verrebbe fuori una unita identica alla parte centrale del portale ” Degli uomini ” (*).

Tornando a questo, rimane da spiegare la sigla del Nome di Gesu al centro dell’arco esterno; essendo uno stemma divulgato da San Bernardino da Siena morto nel 1441, ecco la ragione per cui alcuni critici lo vogliono inserito in un’epoca posteriore ma evidentemente trascurano un fatto storico di capitale importanza. Prima che il Santo di Siena scegliesse come residenza 1’Aquila, essendo Vicario Generale dell’Ordine e più per la fama della sua predicazione viva e popolare, ebbe a trascorrere molti giorni nella Marsica come riferisce la Cronica Senese a pag. 13 citata da Corsignani nel ” De viris illustribus ” a pag. 97. Ora non e da escludere che il Santo sia venuto a Trasacco a tenere una predicazione, abbia notato il magnifico stemma del Nome di Gesù e ne abbia fatto la sua bandiera; ciò non si può dimostrare al cento per cento, ma anche nessuno può dimostrare il contrario. Se, come e giusto, tutto intero il portale e opera del secolo XII, anche lo stemma e anteriore al Santo di Siena; del resto lo stemma del Nome di Gesu e diffusissimo nei portali delle case antiche di Trasacco, se ne possono contare almeno una trentina, anche in fabbricati stravecchi. Ed allora ci sarebbe da gloriarsi che un particolare dell’arte della Basilica, attraverso la predicazione di San Bernardino sia stato conosciuto e divulgato in tutto il mondo e addirittura sia diventato lo stemma dei Gesuiti.

(*) Fantastico! Mentre il libro andava in macchina, leggendo l’opera del Prof. Umberto Jori: Moscufo, forse e stato rintracciato 1’autore del portale! Scrive Jori a pag. 47 in nota 20: Il Maestro Acuto, pure del secolo XII, nell’ambone di S. M. Maggiore di Pianella ha scolpito i simboli degli Evangelisti, accomyagnando ogni simbolo con uno dei seguenti versi del poeta latinocristiano Sedulio del V secolo …:
Marcus ut alta fremit vox per deserta leonis
Jura sacerdotii Lucas tenet ore juvenci.
Orbene questi due versi si leggono rispettivamente sotto i due simboli degli Evangelisti del portale “degli Uomini “. E’ pura coincidenza, o si tratta di un indizio dello stesso artista? La coincidenza fa riflettere!

(Testi tratti dal libro “Trasacco e i suoi tesori”)
(Testi a cura di Don Evaristo Evangelini)

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