Il periodo medievale e rinascimentale

Al termine dell’età antica i vici e fundi della provincia Valeria subiscono forti contrazioni con la fine del sistema amministrativo romano e l’arrivo dei popoli barbarici del nord: fra il 571-574 d.C. il territorio marsicano viene conquistato dai Longobardi e sottoposto al Ducato di Spoleto. Alla furia distruttiva dei nuovi conquistatori solo pochi insediamenti sopravvivono, villaggi o ville tardo-antiche, sui quali si insediano le successive fare e curtes dei nuovi arrivati sottoposti all’autorità del gastaldius Marsorum della curte Comitale di Apinianicum a Pescina. Nel 774 la Marsica longobarda viene inserita tra i domini dei Franchi ad opera di Carlo Magno e fra l’858-860 diventa contea del Ducato di Spoleto ad opera di Lotario II.

Famosa è in età longobarda e franca la curtem Transaquas con la chiesa di Sancta Maria Transaquam citata come possesso dei monaci di Farfa fra il 789-822 fino al 1084 d.C. (successivamente passata, dopo il 1084, ai monaci cassinesi col nome di Sancta Maria in Passarano = Chron.Casin., II, 7) insediamento alto-medievale sovrapposto sul Vicus F(i)staniensis in località Passarano, lungo l’antica Vallem Transaquanam da cui prenderà il nome l’attuale Trasacco (Chron.Farf., II, 258).
Altra presenza dei monaci di Farfa è documentata negli stessi anni (789-822) nella localita Ratino, nella valletta di S. Rufino verso Ortucchio, con la famiglia “villica” farfense degli Sposae che tenevano la chiesa di Sancti Rufini in Ratino (Reg.Farf., doc. 1280): nell’anno 1113 il monaco farfense Beraldo era abate di S. Rufino in Ratino (Chron.Farf., II, 278-279), mentre successivamente la chiesa passò, nel 1236, ai monaci di Casamari.


Invece un possesso dei monaci di Montecassino era vicino a S. Maria in Passarano sullo stesso sito del Vicus Fistanienses con la chiesa di Sancti Angeli in Trans aquas (ora “Pozzo S. Angelo”) di cui si ha menzione già dal 981 e successivamente fra il 997 e il 1047 (Chron.Casin., II, 26); gli stessi cassinesi avevano creato negli stessi anni (970-985) il monasterium sancti Martini in Trans aquas (Chron.Casin., II, 7) sul Colle S. Martino lungo la Valle Transaquana. Altra chiesa cassinese nel territorio di Trasacco, nella località “Fossa della Villa”, era quella di Sancti Tomae in Pertuge, citata in una donazione a Montecassino del marzo 1020 del nobile marso Faidolfo figlio di Gueltone (Chron.Casin., II, 32).

Poco sappiamo del sito di Supinum in età tardo-antica ed alto-medievale, le poche testimonianze sono concentrate nella località “Padule” o “La Fossa” (“Pertuge” nell’altomedioevo) con un insediamento perilacustre posto su dune ghiaiose che ha restituito materiali ceramici di VI-VII secolo d.C. e resti di una barca a chiglia piatta. Solo a partire dal 999 d.C. si ha notizia dell’esistenza di una Villa Transaquas appartenente ai Conti dei Marsi e dell’incastellamento di Mons Arditus (“La Chiusa piccola” di Monte Alto) con la grande torre-mastio in cui Oderisio, filio del Conte dei Marsi Rainaldo, amministrava la giustizia: “… Cum autem resideret quodam tempore in territorio Marsicano in Villa Transaquas, in ipsa Turre, Oderisius comes filius Rainaldi comitis pro iustitia facienda cum iudicibus et bonis hominus … (Chron.Farf., II, 26-27). Altro piccolo incastellamento altomedievale, una probabile torre-cintata dell’XI-XII secolo, è da riconoscere a quota 930 del Colle Torrazzo (“Torrozzo”), probabilmente legato al sottostante insediamento di Panzano.

La presenza degli incastellamenti nella Valle Transaquana è da mettere in relazione con la pericolosità dell’epoca (invasioni saracene ed ungare) e con l’affermarsi delle signorie locali, soprattutto i Conti dei Marsi della stirpe dei Berardi (dal nome del capostipite franco detto “Berardo il Francisco”), nati dall’unione delle donne della numerosa nobiltà longobarda con i pochi Franchi arrivati nella Marsica.
Con l’istituzione della Contea dei Marsi, sul finire del IX secolo, viene creata anche la Diocesi dei Marsi con sede nella Civitas Marsicana, sul sito del vecchio municipio marso di Marruvium (S. Benedetto dei Marsi), con la nascita del clero secolare sottoposto al Vescovo dei Marsi ed al Papa.
I vescovi e gli abbati benedettini di questo periodo sono espressione dei Conti dei Marsi, autorità feudali che controllano totalmente le risorse economiche locali in accordo con il papato e le grandi sedi monastiche vicine (Farfa e Montecassino).

Accanto ai prestigiosi monasteri benedettini marsicani (S. Abbondio in Arco, S. Maria in Appinianico, S. Angelo in Albe, S. Maria di Luco, S. Leucio in Moscusi, S. Maria in Valle Porclaneta, ecc.), nascono anche grandi chiese feudali come S. Giovanni Capodacqua di Celano e S. Cesidio di Trasacco.
E’ infatti nel giugno del 1096 che abbiamo la prima menzione della nascente chiesa di Sancti Cesidii … quae sita est in Castro, quo dicitur Transaquae, una chiara fondazione feudale dovuta ai Conti dei Marsi: in essa il Conte dei Marsi Berardo e sua madre Gemma donano alla chiesa gli orti, le case, i terreni, “le vie e le piazze pubbliche di detto castello, con tutte le costruzioni già fatte e con quelle da farsi, da ora in poi nel castello di Trasacco.
E da nessuno di questi beni escludiamo la predetta chiesa, se non dal Palazzo, nostra residenza, situato presso la porta dello stesso Castello, porta attraverso la quale ascendiamo alle nostre Rocche, e dall’abitazione di Guffone Saraceno, nostro soldato e maestro d’armi” (Phoebonius, II, Catal.Episc., 11-12).
Precedentemente lo stesso Berardo, nel novembre del 1070, aveva donato un vasto territorio alla prepositura cassinese di Sancta Maria in Luco, territorio feudale in cui era compresa parte della Vallelonga, da Monte Longagna, a Valle Canale, alla Valle Transaquana fino alle rive del Fucino con nell’interno il monastero di S. Martino della Valle Transaquana e le chiese di S. Sebastiano, S. Angelo e S. Maria in Passarano (Reg. Casin., II, n° 28; Chron.Casin., II,
7 ).
Il 25 febbraio del 1120 il Conte dei Marsi Crescenzo conferma alla chiesa, ora nominata SS. Martyrum Caesidii et Rufini, la precedente donazione di Berardo aggiungendo metà della Valle del Formentino, Monte Erboso, le Centopozze e la Valle delle Candele ad esclusione del’ abitazione comitale e di quella di Pandolfo Saraceno, rappresentante feudale in Trasacco del Conte Crescenzo, che sono site “presso la porta della Torre e del nostro Palazzo” (Phoebonius, II, Catal.Episc., 16-17). La lettura di questo importante documento dimostra l’esistenza di una torre, l’attuale “Torre dei Feboni”, nell’interno dell’abitato basso di Trasacco, torre posta nelle vicinanze del Palatium del Conte e della abitazione di Pandolfo Saraceno.

Il clima politico in cui si inseriscono le donazioni dei Conti dei Marsi ai monaci di Montecassino ed alla chiesa feudale di Trasacco, fra la fine dell’XI e gli inizi del XII secolo, è quello dei primi tentativi normanni di conquistare la Marsica, nuove genti del nord che a differenza dei vecchi dominatori franco-longobardi di Spoleto, cercavano di accentrare a se il dominio dei feudi marsicani nell’ottica della creazione di un Regno Normanno d’Italia; concedendo terreni e chiese a Montecassino e chiese feudali dipendenti dal papato, essi le sottraevano ai rapaci Normanni che solo nel Novembre del 1143 ebbero in completo la Contea dei Marsi con la resa dei suoi Conti. Ad uno dei Conti dei Marsi dell’XI secolo doveva appartenere il sarcofago ora riutilizzato come altare, sarcofago in pietra locale che presenta belle decorazioni del repertorio altomedievale.
Fra il 1167-1188 si ha notizia dell’incastellamento di Trasacco nel Catalogus Baronum normanno in cui vengono enumerati i castella e feudi della Valle Marsi compresi nel Principatus Capuae del normanno Regno di Sicilia: “et Trasacco, et quod tenet in Luco sund pheudum vj militum”; quindi feudo, con i possessi di Luco, di ben sei militi (circa 750-800 abitanti) del Conte “Rogerius de Albe dixit quod tenet in Marsi in demanio” (Jamison, 216).

Dal Catalogo si evince l’appartenenza di Trasacco, insieme ai vicini Luco, Collelongo e Villavallelonga, alla Contea normanna di Albe. Sempre nello stesso secolo la chiesa di S. Cesidio acquista sempre più importanza nell’interno della ormai consolidata Diocesi dei Marsi, tanto da essere inserita nelle Bolle pontificie di Pasquale II, del febbraio del 1115 e di Clemente III, del maggio del 1188, col titolo di “Sancti Caesidii in Transaque cum titulis suis” (Phoebonius, II, Catal.Episc., 13-15).
Nel periodo normanno la chiesa trasaccana viene dotata anche di possessi sulle rive lacustri, ma soprattutto del diritto di pesca, con il Conte di Celano Pietro, figlio del quondam Berardo, che il primo di aprile del 1198 riconferma i diritti sulla pesca sul Fucino, in precedenza donati alla “Ecclesiae S. Caesidij quae sita est in Castello Transaquarum” dal Conte di Albe Ruggero di Andrea : “… la pesca nel lago Fucino con entrata ed uscita e con tutte le sue pertinenze nel luogo che si chiama Macerola, che hanno questi confini: da un lato la via di Avezzano, dall’altro la girata che si chiama “delle Crete” (Phoebonius, II, Catal.Episc., 23-24). Con il Conte Pietro di Celano, che aveva riunito a Celano la contea di Albe, Trasacco con gli altri centri della Vallelonga, viene inserito nella Contea di Celano.

Nella successiva età sveva, nel 1213, la chiesa di S. Cesidio riceve una ulteriore conferma delle donazioni precedenti sulla pesca nel lago con Tommaso Conte di Celano con una maggiore precisazione dei confini terrestri: viene citata la girata detta “Cretaro”, il “Monte Ardito”, la “fossa detta Lapidaria”, la località “Alluny” (Clementi, 174). I successivi eventi del Regno delle due Sicilie con gli svevi portano ad un ridimensionamento dei Conti dei Marsi con la distruzione del castello-recinto di Celano nel 1223 ad opera di Federico II°. All’illuminato sovrano svevo è da attribuire anche il tentativo di ripristinare l’antico Emissario claudiano del Fucino.
La fine degli Svevi nel 1268 con la “Battaglia di Tagliacozzo”, svoltasi fra Scurcola e Magliano dei Marsi fra Corradino di Svevia e Carlo I° d’Angiò, porta le contee marsicane in mano agli Angioini. I nuovi sovrani insediano nella Marsica i monaci cistercensi (S. Maria della Vittoria di Scurcola Marsicana) e danno a loro il controllo di gran parte dell’attività piscatoria del lago.

Nel frattempo, entro la prima metà del duecento, la chiesa viene completamente ristrutturata con pianta basilicare a tre navate, abside circolare, campanile quadrato affiancato sulla navata laterale destra, decorazioni scultoree interne (Ambone) e il bellissimo “Portale delle Donne” di scuola benedettina degli inizi del duecento.
Del castello di Trasacco si ha menzione nel Diploma di Carlo I° d’Angiò dato ad Alife il 5 ottobre del 1273 in cui risulta inserito nel Justitiariatus aprutii ultra flumem piscarie, nuova divisione dell’Abruzzo in età angioina con le terre poste “sopra” e “sotto” il fiume Pescara: “Alba cum Cappella. Avezzanum. la Penna. Lucis. Trasaque.”(Faraglia, 75-76).
Sappiamo inoltre che in età angioina, nel 1273, le “case” di Trasacco, appartenenti alla Curia feudale (demanio del Re), erano da riparare a cura degli abitanti di Trasacco, Arciprete e di Castulo (Jamison, 217).
E’ proprio in età angioina, entro la seconda metà del duecento, che il villaggio di Trasacco incomincia ad assumere l’aspetto di abitato dotato di un castello-recinto sul settore orientale, con piccolo recinto a pianta triangolare avente due porte, torri rompitratta ad “U” e con l’antica Torre dei Feboni utilizzata come mastio, torre che viene ristrutturata nella parte mediana con una nuova cortina muraria più raffinata.

I limiti del castello-recinto a pianta triangolare sono ora riconoscibili nelle vie 25 Luglio, Castel Missino e A. Bafile.
In questo nuovo incastellamento, nella seconda metà del duecento, si formò Bartolomeo di Trasacco compagno e biografo di Celestino V°, figura fondamentale dell’ordine celestiniano a cui si deve anche l’edificazione e la cura dell’eremo di “S. Marco” sul Sirente nel territorio di Aielli. Alla figura del religioso benedettino si affianca quella militare di Discreto di Trasacco che servì i Colonna nelle guerra navale contro i Turchi e fu consigliere del re di Francia Giovanni; mori a Trasacco nel 1301.
Nel trecento Trasacco incomincia ad avere una economia abbastanza solida con risorse agricole e pescatorie.
L’eco di questa ricchezza viene documentato dalle decime che la chiesa di S. Cesidii de Trasaquis doveva pagare al Vaticano nel 1308 e 1324: nel 1308 i “Clerici castri de Transaquis” pagarono una decima di 24 tarini; nel 1324 sappiamo che la chiesa trasaccana era inserita nel “plebanatu S. Cristine” di Aielli, che l’abate di S. Cesidio era Berardo e che pagò, per la chiesa e le cappelle ad esse soggette, la somma di due carlini in argento, equivalenti a 24 tarini. Sempre nella decima del 1324 si da l’elenco delle chiese del territorio di Trasacco: “Ecclesia S. Cesidii. Ecclesia S. Bernardi. Ecclesia S. Thomei. Ecclesia S. Martini, ecclesia S. Leonardi, ecclesia S. Marcelli cappelle dicte S. Marie” (Sella, 21-30-36-47).

La chiesa di S. Tommaso (in Pertuge nell’XI secolo) era nella “Fossa della Villa” vicino a Padule, mentre le chiese di S. Leonardo, S. Martino e S. Marcello erano cappelle della prepositura cassinese di S. Maria di Luco. Nel 1394 la chiesa di S. Cesidio subbisce degli interventi come il restauro della cappella di S. Caterina a cura del nobile trasaccano Enrico di Bartolomeo.
Dal duecento fino al cinquecento Trasacco rimane inserito nella Contea di Albe incorporata in quella più grande di Celano seguendo le sorti e le contese fra i vari feudatari che alternativamente riunirono le due contee o crearono nuovi accorpamenti.
Nel 1394 Trasacco si trova inserito mei possessi dei Conti di Celano, mentre nel 1424 risulta proprietà di Odoardo Colonna ed inserito nella Contea di Albe sottoposta a quella Celano, contee facenti parte del Ducato di Tagliacozzo. Infatti nel Diploma di Giovanna II° d’Angiò del 21 febbraio del 1432, relativo alla “Concessione delle terre marsicane ad Eduardo Colonna”, Trasacco risulta feudo della Contea di Albe a sua volta parte del Ducato di Tagliacozzo: “comitatum Albe minus terras castra loca et fortilicia subscripta, videlicet Albam, Sanctam Anatoliam, Rosciolum, Lucum, Transaquis, Capistrellum, Aveczanun,” (Clementi, 191, 14).

Nell’ottica del controllo del Ducato di Tagliacozzo in età aragonese Trasacco subbi i conflitti derivanti dalle contese degli Orsini e Colonna per il possesso del Ducato: infatti nell’anno 1441 Trasacco diviene proprietà di Giovanni Antonio Orsini con l’assalto da parte delle truppe pontificie condotte dallo stesso Orsini, assalto che portò alla distruzione di molte case e l’incendio dell’archivio parrocchiale (Brogi, 282).
A questa distruzione si associarono le usurpazioni da parte di “magnati” della Contea di Albe dei beni e privilegi dell’abazia di S. Cesidio.
A tale inconvenienza i sacerdoti trasaccani si rivolsero direttamente al re Ferdinando I° d’ Aragona che nel 1457 ordinò a Francesco Pagano “Regio Governatore dei Contadi di Tagliacozzo ed Albe”, di restituire beni e privilegi all’abazia di “S. Caesidij de Transaquis Marsicane Diocesis, Aprutij ultra” (Phoebonius, II, Catal.Episc., 24-25). Nel quattrocento abbiamo testimonianza della permanenza nell’incastellamento di “Castelluccio” (Monte Alto) di abitazioni fra le quali quelle di “Angela Di Pietro di Castelluccio”, signora che dona, per redenzione della sua anima, i sui beni all’abate di S. Cesidio, che a sua volta, nell’anno 1443, li cede ad Angelo Di Meo.

Le distruzioni del 1441 avevano mostrato chiaramente come l’abitato avesse bisogno urgente di nuove ed evolute fortificazioni e soprattutto di una nuova cinta muraria che racchiudesse la chiesa e l’abitato posto a contatto verso nord alla stessa. Entro la seconda metà del quattrocento quindi furono realizzate le opere del nuovo sistema difensivo con un circuito murario a pianta triangolare inglobante il castello-recinto duecentesco e la chiesa.
I limiti del nuovo recinto murario con scarpa di base, apparato a sporgere, torri rompitratta circolari e tre porte, sono riconoscibili nelle attuali vie M.Febonio-Castel Missino (versante sud), C. De Blasis (versante ovest) ed A. Bafile sul versante fucense.
Agli stessi Orsini è da attribuire la soprelevazione cilindrica della Torre dei Feboni come confermato dalle ristrutturazioni e potenziamento delle opere difensive del Ducato di Tagliacozzo fatte da Virgilio Orsini verso la fine del quattrocento, per tenere a freno i “sediziosi” agricoltori marsicani, opere documentate nel castello di Avezzano nel 1490 e, forse, nel castello di Scurcola Marsicana.

Alla ormai pittoresca Torre dei Feboni con il suo apparente vertice cilindrico degli Orsini ed alla la nuova cinta muraria, il clero trasaccano in età rinascimentale decide di ampliare l’abazia, ed ora anche Collegiata, di S. Cesidio con la creazione di strutture affiancate alla medievale struttura basilicare: oltre alla realizzazione dell’Oratorio (con “Cemeterio” affiancato) sulla fronte principale e di rinascimentali altari interni, si apre un nuovo portale sulla navata laterale destra (il “Portale degli Uomini”) per permettere una separazione netta fra i due sessi, separazione ottenuta attraverso la creazione di due cortili interni con “Atrio degli Uomini” ed “Atrio delle Donne”. Viene così a configurarsi una specie di recinzione ad est e nord della chiesa, recinzione che delimitava lo spazio cultuale dalla vicina “Piazza pubblica” del borgo rinascimentale.

Nel 1518 Trasacco viene venduta da Fabrizio Colonna al figlio di Ferdinando I d’Aragona per poi passare, nel 1529, sotto i Conti di Celano. Sul finire del quattrocento fu aggiunto al territorio di Trasacco il feudo di S. Rufino, precedentemente appartenuto ai Conti di Celano ed al monastero di Casamari. Infatti il 4 aprile del 1591 fra i beni venduti ai Peretti dall’ultima erede dei Piccolomini, Costanza, sappiamo che: “… Il feudo di Santo Ruffino concesso dal signor duca Alfonso, felice memoria, a Bensivenuto di Trasacco, con peso ogn’anno a mesura di quattro some di grano; qual feudo confina col feudo d’Arciprete et li confini di Trasacco….” (Celani, 25). Nel cinquecento iniziano le secolari controversie con il vicino paese di Luco e di Collelongo per il possessi dei terreni della Vallelonga e dei monti vicini, controversie che avranno fine solo dopo la seconda guerra mondiale del XX secolo.
Da ricordare inoltre la creazione, dalla seconda metà del quattrocento, dei bracci secondari pastorali del Tratturo Regio aragonese di Pescasseroli-Candela e del Tratturo Orsini-Colonna diretto verso il Lazio, di cui rimane a vivido ricordo l’asse viario della “Via Pecorale” diretta a Collelongo e della “Via della Petraritta” diretta verso Luco.
E’ il periodo in cui da una economia esclusivamente agricola con supporto della pesca, si passa ad una economia agricolo-pastorale, mentre la pesca rimane legata esclusivamente nelle mani degli abati di S. Cesidio e dei feudatari di Albe e Celano con la loro “stanga” in località “Padule”.

(Testi tratti dal libro ” Guida Turistica di Trasacco”)
(Testi a cura del Prof. Giuseppe Grossi)

Storie e Cultura
Facebook
Twitter
Google+
Print
E-mail
Whatsapp