La Cappella del Santo Patrono

Volta della Cappella
del “Santo”.

Trasacco…Basilica dei SS. Cesidio e Rufino, particolare della Cappella del Santo

Particolare Cappella
del ” Santo”.

Trasacco…Basilica dei SS. Cesidio e Rufino, particolare della Cappella del Santo

Particolare Cappella
del ” Santo”.

Trasacco…Basilica dei SS. Cesidio e Rufino, particolare della Cappella del Santo

Particolare Cappella
del ” Santo”.
Abbiamo di proposito lasciato per ultimo di dare un parere sulla struttura architettonica e sulla pittura che ricopre in ogni parte questo oscuro ma pur significativo angolo della Basilica. Riguardo al primo aspetto, appare evidente una trasformazione architettonica della cappella in quanto i pilastri che la sorreggono sono rafforzati da una seconda aggiunta in pietra che parte dalla base e gira con gli archi da due lati acuti e dal terzo a tutto sesto. Tale rafForzamento laterale giustificherebbe un esame particolare della struttura muraria anche al di sopra della attuale cupola; ma per ora non abbiamo tempo per attardarci in questo esame che forse ci rivelerebbe qualche cosa di interessante.

Ci limitiamo perciò alle pitture che abbiamo definito oscure sia per la poca luce naturale che le nasconde all’occhio del visitatore, sia per la loro età recente per cui rimangono in ultimo ordine di fronte all’importanza degli altri valori artistici della Basilica. Queste pitture, però, formando l’ultimo anello della lunga catena artistica del Tempio, col passare del tempo acquisteranno senz’altro meritato valore, quale conferma di fatti tramandati dalla Storia e dalla tradizione. Tutta l’opera pittorica è stata eseguita verso la fine del secolo scorso; ciò risulta non da documenti scritti, ma da testimonianze di persone di una certa età e in particolare di Marinetti Marco (nonno) una delle più simpatiche persone ” all’antica “, di indiscusso attaccamento alle funzioni di chiesa e di vita cristiana, insomma uno di quei ” tipi ” di uomini che disgraziatamente vanno scomparendo senza essere rimpiazzati. Questi ci ha indicato l’autore dell’opera: si tratta di un certo Boccanera di Avezzano non meglio identificabile, ma rimasto impresso nella fantasia dell’allora bambino, mentre l’artista era tutto intento alla vasta opera.

L’opera è ben divisa in tre distinti piani: in basso la pittura si sviluppa nei quattro triangoli della Cappella e in più in due specie di lunette ricavate sopra gli archi NORD-SUD più bassi del rimanente ad EST; entro i quattro triangoli sono riprodotti i quattro Dottori della Chiesa Occidentale: S. Girolamo, S. Agostino, S. Ambrogio e S. Gregorio Magno; il tema è quello abituale in Cappelle di più grande importanza artistica; tuttavia vanno notati gli apporti dell’artista nel voler far comprendere al popolo le caratteristiche delle varie figure: in S. Girolamo impressionano gli occhi penetranti, lo scarno volto, i capelli corti e riccioluti quasi all’africana, e più di tutto il leone che appare sotto le vesti: note tutte che riflettono a meraviglia la vita di questo Personaggio duro e inflessibile con se e con gli altri, con la penna e con la parola… Sotto le larghe vesti e la testa del leone si nota una frase scritta ripresa dal Santo Dottore; il restauratore Cencioni non l’ha rimessa ben in evidenza; evidentemente è abituato a tale difetto perché l’ha ripetuto nel restauro delle pitture della sacrestia e in un’altra scritta che si intravede sotto la figura di S. Agostino.

In questa l’artista ha saputo ugualmente impostare la figura nella sua realtà storica: sono assenti i segni della penitenza esteriore e dell’interiore tormento; c’è si una aperta manifestazione di potenza, ma è potenza dello spirito, del pensiero; insomma è la fotografia del Santo Filosofo, del Maestro della penna che attinge nel più profondo dei misteri di Dio e dell’uomo. Porta maestosamente sul capo il simbolo della sua dignità episcopale, ma è profondamente impegnato a risolvere l’enigma della esistenza quotidiana come un moderno, sincero esistenzialista. Niente di tragico e di sublime esprime la figura di S. AMBROGTO; del resto Egli sia nella vita civile che in quella ecclesiastica fu il ” BONUS PASTOR ” il Vescovo che pensò solo ad indicare alle varie categorie dei suoi fedeli le vie del Signore in forma semplice e pacata.
Un ritorno di fiamma ritroviamo espresso invece nella rappresentazione di S. Gregorio Magno: la impostazione regale della figura e specialmente il fulgido triregno sulla testa rivelano la concezione che aveva il pur santo pontefice sull’autorità temporale civile ed ecclesiastica. Se le caratteristiche dei personaggi sono nell’insieme cosi bene espresse, possiamo affermare che in fin dei conti l’artista non era poi un pittore da strapazzo. Spesso cadiamo nel pregiudizio di considerare opera d’arte solo quelle =reazioni eseguite alla maniera dei Sommi Artisti, nello sfondo, nei volumi, nei colori ecc., qui la preziosità dell’opera sta non in questi elementi esteriori, mà nell’aver saputo interpretare l’hamimus dei personaggi. Questo primo piano separato dal secondo da una fascia per tutto il perimetro esagonale della Cappella, con i seguenti versi latini:

O martir ad nos inclite
statim revolve lumina
salva caterva civium
et qui vocantur hospites.
Ridens ocelle Fucini
o Trasaquarum civitas
” IO TRIUMPHE ” concine
Cesidii in solemniis.
Inclito martire a noi
presto rivolgi il tuo sguardo
conduci sicuri al traguardo
i figli vicini e lontani.
Del Lago ridente perla
o di Trasacco gente
canta l’” EVVIVA ” fervente
nelle sue feste al Santo.

Sopra l’arco acuto ad EST tra le pieghe di dipinti pennacchi, si legge la scritta: PASCHALIS CALABRESE ADDICTIQUE CESIDIO, scritta ripetuta sul frontespizio dell’altare del Santo: indica il nome del devoto concittadino a spese del quale furono eseguiti i lavori e alla cui famiglia era affidata la manutenzione della Cappella. Passando ad esaminare il piano centrale della complessa pittura diciamo subito che essa è costituita da sei,quadri di notevoli proporzioni dei quali alcuni ricordano interventi miracolosi di S. Cesidio, altri narrano i fatti principali della vita del Santo. Iniziando dalla parte SUD l’esame dei singoli, osserviamo nel primo quadro due episodi della vita del Cardinale BARGNIO: la madre che prega S. Cesidio per il felice esito per la creatura che porta in grembo, la notizia misteriosa che ebbe il grande Cardinale del trapasso della sua adorata Genitrice.

Il secondo quadro vuole ricordare il miracoloso intervento di S. Cesidio verso i Tvasaccani quando furono assaliti da Marco di Sciarra con al seguito numerosi altri briganti; il fatto avvenne il 25 Aprile 1592 e da allora inizio la tradizionale processione di ringraziamento. E’ evidente il Santo sopra un bianco cavallo in atto di incitare i suoi protetti alla resistenza; la parte del paese da cui inizio l’assalto, precisamente dalla parte della Torre. Con il terzo quadro inizia la breve storia del Santo con due episodi distinti ma immediatamente successivi: l’entrata furibonda dei soldati romani in chiesa mentre S. Cesidio sta celebrando la Messa; l’attimo dopo che il Santo subi la privazione del braccio destro e fu ucciso. Da notare in questo quadro la raffigurazione del pilastro centrale come realmente è venuto fuori con i recenti restauri. Il quarto quadro è dedicato al glorioso martirio delle due donne Aquilina e Niceta mandate in prigione dall’Imperatore Massimino per piegare con allettamenti la volontà dei SS.Cesidio e Rufino, ma rimaste esse stesse convertite al cristianesimo; stanno per subire la prova del fuoco e un angelo le incoraggia mostrando loro la corona dell’eterno trionfo. Nulla da notare in questo quadro se non la soprannaturale calma dei Martiri, la ferocia dei ” fuochisti “, la meraviglia dell’imperatore e una certa compassione di un soldato appoggiato alla colonna mentre osserva la fine di giovani vite. Tutta la storia è meglio descritta nelle pitture della sacrestia.

Il quinto quadro fa un passo indietro nella storia dei gloriosi Martiri; vuole ricordare l’arresto dei S.S. Martiri e la loro deportazione a Roma. Più drammatica la scena dipinta nel sesto quadro: qui notiamo il momento in cui i S.S. Martiri vengono liberati dal carcere romano con l’intervento di un angelo. Sullo sfondo notiamo un arco imperiale e il tempio della dea vestale; più al centro il carcere con i due Santi rinchiusi e in primo piano l’angelo con in mano un non so che imprimente paura alle soldatesche che fuggono a destra e a sinistra. Il settimo ed ultimo quadro di questa seconda parte del complesso pittorico vuole rappresentare il secondo arresto di S. Rufino e la sua definitiva condanna a morte. Tra la seconda e la terza parte del complesso pittorico intercorre un cornicione dentellato di perfetto stile rinascimentale ripulito e rimesso in perfetta evidenza dal prof. Cencioni. La rilevanza notevole di tale cornicione con la tinteggiatura tendente al chiaro, rende più slanciata la terza parte della pittura formata dalla cupola che rappresenta la GLORIA di S. Cesidio. Questa si svolge sul tema classico con il Santo portato in alto da una schiera di angeli, verso Dio, simboleggiato dalla borchia dorata al centro della Cupola, mentre altri personaggi stanno a guardarlo colmi di meraviglia e di stupore.

Che dire di tutta l’opera sotto l’aspetto artistico? L’autore è stato brillantissimo nelle raffigurazioni del primo piano forse perché soggetti già standardizzati; meno brillante nella parte successiva dovendo cimentarsi con cene che richiedono notevole talento. Rimane nella storia della basilica come ultimo esempio di interesse che le principali famiglie di Trasacco riversarono nei seculi passati verso la loro chiesa. Tempi di una volta; tempi di genuina fede che chi sa come dobbiamo rimpiangere!

(Testi tratti dal libro “Trasacco e i suoi tesori”)
(Testi a cura di Don Evaristo Evangelini)

Storie e Cultura
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