Morirono di peste 358 persone. Per una popolazione che si aggirava grosso modo sui 600 abitanti fu una vera catastrofe, maggiormente se si pensa che il tutto avvenne nel tempo di due mesi.
Infatti da dati fornitici dallo studioso di Storia Patria Leucio Palozzi di Villavallelonga, Trasacco nel 1669 contava 79 Puochi, 6 sacerdoti, 5 chierici in minoribus e un Diacono selvaggio(sic!) (dal “Reassunto del numero dei preti del Regno di Napoli”in Archivio Segreto Vaticano “Collectanea scripturarum diversarum Neapolis usque ad annum 1709, pag 71, Vol.59″.
Moltiplicando il numero dei Fuochi per il numero classico 5 avremmo una popolazione residua di 395 anime, ma quanti Fuochi erano davvero ridotti al lumicino!
E poi quanti problemi sorsero all’improvviso:quello degli orfani,delle famiglie completamente annientate,delle risorse economiche compromesse e di piu quello di seppellire i morti.
Non crediamo fossero sufficienti i posti disponibili nel Cimitero della Collegiata o nelle varie Cappelle private.Si pensa che gia da allora si dovette ricorrere al terreno adiacente la Chiesa di Santa Maria di Macerola.
D) NOLI NE TANGERE-NON MI TOCCARE E’ il grido di spavento del De Gasperis al pensiero della peste i cui sntomi erano ” buboni, pustole maligne, petecchie e carboncelli su varie parti del corpo e segnatamente sui gangli linfatici” (Gattinara, Storia di Tagliacozzo, pag.95)
La peste ebbe naturalmente ripercussione sulla vita amministrativa della Collegiata di S.Cesidio. Di fronte ad una tragedia di tanta portata e ad una situazione di emergenza fu sospesa la riscossione dei Canoni.
Quando fu ripresa,nel 1668,fu necessario approntare un nuovo Censuale fortunatamente conservatosi anche se in precarie condizioni. Proprio alla fine di tale Manoscritto troviamo una Nota degna di riportarsi:
A di 14 di Settenbre 1668
Con questa ne declaraao haver hauto dalli Canoni che ci tocca per anni dodici et cosi siamo rimsti d’accordo fra di noi. In primis havemo hauti la partita degli heredi di Don Teremio Gagliardi et la partita del Signor Filippo Apone et la partita della Cappellania di San Vceesso Jus Patronati delli Febonii et la partita di Francesco Spera et la partita di Giuseppe Diamanti et cosi noi siamo stati sodisfatti delle sopradette partite et de l’altre partite restano da esigersi dall’Abbate e sei Canonici et da Don Giovanni Antonio forchè delle sopradette partite che noi havemo pigliate et in fede io Melchiorri Nelchiorre nenu prcpria;teste Don Giovanni De Vincentiis.”
Considerazioni
A)Solo dopo dodici anni dalla peste si incomincio a riordinare le idee, ma le condizioni economiche generali rimanevano disastrose.
Delle 70 famiglie reali contenute nel nuovo Censuale, solo quelle accennate nella Nota sono in grado di rispondere al Canone; le altre si trovavano nella impossibilità materiale.
B)Le famiglie Apone, Gagliardi, Spera e Diamanti poterono pagare i Canoni
normali dalla peste. Infatti nell’elenco dei rispettivi beni tassati ricorre ripetutamente: per la casa del fu…per la stalla del fu” per il cellaro (cantina) del fu….
C) Dopo il flagello della peste la vita cittadina dovette ricominciare da capo, perciò crediamo interessante trascrivere le famiglie superstiti!
1)Civera Cesidia
2) D’Amicis Maria
3) Pinella Giovanni(alla Ruva Grande)
4) Oddi Giacomo
5) Carose Giovanni
6)Carusi Felice
7) Pavolo Saccoccia
8) Biasio Mella
9) Filippo Apone
10) Coccia Ottavio
11) Mella Andrea
12) Feliae Giovanni
13)Luciani Giovanni
l4) Cacciavino Attilio
15) Cannataro Cesidio
16) Di Blasio Cesidio
17) Giuliani Giuliano
18)Pace Terenzia
19)Pietro Conte Cesidia
20) Leone Giovanni
21) Ripaldo Antonio
22)Catarinaccio Giuseppe 23)Santellocco Bartolomeo
24)Spera Francesco
25)Cannataro Antonio
26)Febonio Filimea
27) Perfetto Gioven Battista
28)Di Pietro Faustina
29) Santellocco Giuseppe
30) Bellotta Luca
31) Oddi Ottaviano
32) Oddi Pietro
33) Taricone Battista
34) Cardarello Giacomo
35)Sante Francesco
36)Lucidi Francesco
37) Di Ippolito Sabatino
38) Diamante Pietro
39) Ferrone Tomasso
40) Erede di Leone di Leone
41) Lucarelli Franaesco
42) Diamante Gi’useppe
43) Luciano Antqnio
44)Fosca Giovanni
45) Virgilio Don Francesco
46)Probbo Domenico
47)Petrei Cosmo
48)Narinetta,Giovanni
49)Berardi Giovanni
50)Leone Timoteo
51) Lobene Giovanni
52) Eredi di D.Terenzio Gagliardi
53) Petrei Dottor Pietro
54)Palozzo Antonio
55) Danese Giovanni
56) Lucidi Matteo
57) Ficoccio Pietro
58) Oddi Angelo
59) Lucarelli Simoni
60) Bellarosa Andrea
61) Corsi Giacomo
62)Eredi di Carlo Romanelli
63)Sbafa Pierluigi
64)Leone Cesidio Alfonso
65)Lucci Sabetta
66) Eredi di Cesidio Spassa
67) Fiore Franqesco
68) Ciarduglia Nedenzio
71) Santellocco Giovanni Santo
Come si osserva, il numero dei Fuochi riportati dal Manoscritto Censuale si avvicina di molto ai dati fornitici dallo studioso Leucio Palozzi di Villavallelonga.
Passato il flagello, una delle poche famiglie rimaste illese,l a Fosca, in segno di riconoscenza, diede mano alla devozione dei SS.Fabiano e Sebastiano,con festa pubblica di precetto. A proposito cosi annota il De Gasperis in Protocollo N 1° pag 34:”Li venti Gennaio festa dei SS.Fabiano e Sebastiano Martiri. Votiva grazia ricevuta da Popolo nella peste l’anno 1656 in libro Mortuorurn in usum. Al riguardo di detta festa da Antenati e Antecessori: osservata e rispettata dal popolo”.
Notiamo una dissonanza tra le due testimonianze del De Gasperis. Se il morbo durò due mesi con inizio al 31 Agosto, non sappiamo perché si dovette aspettare il 20 gennaio dell’anno successivo per festeggiare la liberazione.
Se poi la peste effettivamente fini il 20 gennaio 1657 e all’inizio di novembre 1656 il De Blasiia (+ 5 novembre) conteva 359 vittime, figurarsi quale fu il numero complessivo. Il quadro precedente, già fosco in se, peggiorerebbe enormemerte.
Testamento Mortis causa
Una delle tante preoccupazioni vissute durante il flagello della peste fu quel- la di fare Testalaento Mortis causa, cioe per l’incombente pericolo di morte. Se ne sono conservati alcuni esemplari forse appartenenti al Libro di De Blasiis, Ne riportiamo uno, il più significativo. Filippo Apone, uno dei maggiori possidenti del tempo in Trasacco, amministratore dei beni della Collegiata e colui che si firma sopra l’ultima lunetta istoriata della Sacrestia, appena scoppiata la peste, fa il seguente Testamento e subito se ne scappa a Candelecchia:
“A di 2 Settembre 1656 in Trasacco
Costituito in presenza di me infrascritto e degli infrascritti testimoni, Filippo Apone di detta terra il quale ritrovandosi per grazia di Dio sano di corpo e di mente, non di meno cansiderando il stato fragile dell”humana natura, e che non vi e più cosa certa della morte, ne incerta dell’hora di essa, ha risoluto di fare il presente Testamento nuncupativo, et sine scriptis, quale vaglia ancorche non havesse le sollennita, et i reguisiti che ricerca la legge.
In Primis: raccomanda l’anima sua a Dio Benedetto,et a Naria Vergine Santissima et a tutti li Santi e Sante della Corte del Cielo, pregandoli che vogliano intercedere apprò la misericordia divina per il perdono dei suoipeccati; et il suo corpo vuole che sia seppellito nella” seppoltura di Casa sua nella Cappella di Santa Mria della Neve…
Firmati: Loreto Antonio De Blasiis, Filippo Apone, Don Eleuterio Di Felice, Domenico Piccione, Tirroteo Leone, Giuseppe De Curtis, Giuseppe Lancia, Leonardo Frezza, Lorenzo Brunitto.
Come detto,Filippo Apone, fatto Testamento, si rifugia a Candelecchia e di li non si muove. Dal paese arrivano brutte notizie: la peste fa strage, semina terrore. Piliggo più preoccugato, spedisce all’Abbate il seguente Bollettino:
“Questo Bollettino si metta al Testamento. Come si conservano in una Camera dei Cappellani di S.Tommaso tutto in un loco trenta some di grano, orzo, farro et lenticchie con li quali si soddisfacciano gli legati ai poveri, et S. Cesidio fatti al Testamento et altre doi some di grano di piu alli legati di S. Cesidio. Filippo Apone manu propria. Che il Censo di Trasacco se sconti tutto quanto che si dovevano et che io havevo da vendere, che se non bastano trecento scudi, si vendano gli altri beni miei, et di più al Conto de pagamenti se li notino, et paghino altri ducati quaranta per scarico di mia coscienza, non intendo giudicare alla montagna della Chiesa che accolse me per carità.
Filippo Apone.”
Il testo sconclusionato di questo Bollettino,s critto senza punteggiatura e con piu aggiunte,denota lo stato d’anime agitato dell’Apone. La sua preoccupazione di lasciare in ordine l’Amministrazione e il richiamo al dovere della coscienza manifesta un alto grado di tensione (come dire che la paura fa quaranta!).
Nel rispetto della volontà del testamentario, l’Abbate De Blasiis così annota:
A di 15 settembre 1656
Faccio piena, et indubitata fede io infrascritto came havendo mandato Damenico Antonio figlio di Attilio Caccianino questa matina a Santa Maria di Candelecchia dove si è ritirato tra gli altri Filippo Apone per timore del male contagioso che di presente affligge questa Terra, quando e ritornato mi ha dato questo Bolletino qui dentro incluso che comincia: Questo Bollettino,e finisce: Filippo Apore, e sono vinti righe, e mi ha detto da parte del detto Filippo che lo metta dove sta il suo testamento, come ho fatto; e certifico che detto Bollettino e scritto di mano del detto Filippo, conoscendo io benissimo la sua mano, et in fede ho scritta e sottoscritta presente di mia propria mano il di, et anno come di sopra.
Io Loreto Antonio De Blasiis mano propria”
(Testi tratti dal libro “Trasacco e la Chiesa del soccorso”)
(Testi a cura di Don Evaristo Evangelini)
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